WWF interviene sulla questione delle trivelle
Il WWF chiede che il governo adotti subito un provvedimento di moratoria generalizzato come quello assunto sin da 2016 dal governo francese e tuttora vigente e intervenga con una modifica urgente di carattere normativo: una modifica coerente con una strategia di decarbonizzazione che preveda anche un piano di progressive dismissioni delle piattaforme già autorizzate e di stop a quelle nuove. Senza un piano delle aree inoltre
, previsto nel 2014 poi cancellato alla fine del 2015, ci troveremo sempre a discutere di singole concessioni senza affrontare il problema sul piano strategico. Per non parlare del 48% di impianti offshore entro le 12 miglia dalla costa, oggi fascia off limits per le nuove trivellazioni: si tratta di strutture semplicemente insostenibili che non dovrebbero neppure esistere. Senza mai dimenticare che sono ben 44 su 94 gli impianti offshore (piattaforme o teste di pozzo) autorizzati prima del 1986 e quindi mai sottoposti alla Valutazione di Impatto Ambientale (entrata in vigore proprio quell’anno). Bisogna infine – ricorda il WWF – lavorare per introdurre il divieto di utilizzo per le ricerche in mare di una pratica pericolosa come l’air gun. “Mentre siamo tutti impegnati a difendere il mare dalla plastica con una fortissima mobilitazione anche istituzionale – osserva la presidente del WWF Italia Donatella Bianchi – è un paradosso che non si riesca ad annullare il pericolo che le trivellazioni rappresentano per il mare e per la sua biodiversità. Chiediamo al governo di mettere fine a questo gioco perverso che, tra l’altro rappresenta un ulteriore pugno nello stomaco per gli oltre 13 milioni di cittadini che si sono chiaramente espressi all’ultimo referendum sulle trivelle”.
Riceviamo e pubblichiamo da:
WWF Abruzzo