22 Novembre 2024
Cronaca Abruzzo

Teramo, festa donna, corso e convegno

Al corso/convegno dell’8 marzo intervengono le architette Cristina Bardelloni e Fulvia Fagotto (ADA Firenze); Gisella Bassanini (Politecnico di Milano) e Nicola Di Battista, direttore della rivista “L’Architetto” teramano di origine.

Designer di mobili e architetto irlandese, Eileen Gray (1878-1976) è considerata tra le figure principali del design del XX° secolo, per la sua influenza nel movimento modernista.

Di famiglia agiata, in gioventù visita diversi paesi, tra cui l’Italia, la Svizzera e soprattutto la Francia, in particolare Parigi durante l’Esposizione Universale del 1900: si trasferisce quindi a Londra, dove è tra le prime allieve ammesse alla Slade School of Fine Arts (1901) e continua gli studi a Parigi (1902-1905).

Il primo incarico di rilievo è del 1919, con l’arredamento in rue de Lota per madame Mathieu-Levy, in cui “progetta ogni elemento dell’arredo, compresi i rivestimenti alle pareti, le lampade, i mobili e i tappeti, scegliendo forme particolarmente rigorose e scultoree” (McHardy). Nella furniture, spicca la celebre poltrona Bibendum e lo spettacolare sofà Pirogue.

Incoraggiata da questi notevoli risultati, apre nel 1922 la galleria “Jean Désert”: grazie ai facoltosi clienti, il suo lavoro viene apprezzato ed esposto (Salons d’automne 1922-23; XVI Salon des Artistes decorateurs). L’incontro con l’architetto romeno Jean Badovici convince la Gray ad interessarsi di architettura. Nascono così la celebre E.1027, abitazione a Roquebrune, Cap Martin (1929) e l’appartamento in rue Chateabriand (1931) e la sua casa, Tempe à Pailla, a Castellar (1934), progetti che testimoniano la “straordinaria sensibilità architettonica di Gray, il suo gusto per il dettaglio e, soprattutto, il suo grande senso pratico”. Molti progetti successivi non vengono realizzati, anche se spicca il suo “Centro di vacanze”, esposto da Le Corbusierall’Expo di Parigi del 1937. Il pieno riconoscimento internazionale delle opere della Gray è tuttavia tardivo: nel 1968, quando la designer conduce una vita ritirata fuori dall’establishment dell’architettura e del design, un articolo del critico Joseph Rykwert su Domus rivaluta la sua figura. Seguono diverse esibizioni, la poltrona Bibendum e il tavolo circolare E.1027 tornano in produzione e i suoi prodotti sono considerati attualmente come pezzi pregiati del design del Novecento.

Nella Bibbia, più precisamente nel “Libro di Giuditta”, si narra il modo in cui questa vedova ricca, bella, ma soprattutto virtuosa e timorata di Dio e per questo profondamente amata dal popolo ebraico, riuscì a salvare la propria gente dall’assedio del re assiro Oloferne. Una notte Giuditta si preparò, si vestì e, bellissima, si recò assieme ad una serva presso la tenda di Oloferne, portando con sé dei doni e fingendo di voler tradire il suo popolo per consegnarlo al nemico. Oloferne le credette, la invitò al suo banchetto, bevve e si ubriacò. La invitò nelle sue stanze e Giuditta attese il momento giusto per ucciderlo tagliandogli la testa con due colpi di scimitarra. Dopo averlo ucciso, mise la testa nel cesto delle vivande e tornò, vittoriosa, presso il suo popolo. Giuditta è, tra le figure bibliche, simbolo di virtù e di devozione a Dio; molto popolare nella tradizione cattolica, ha da sempre ispirato scrittori, pittori ed artisti in generale.

La mostra di Eileen Gray è realizzata in collaborazione con”La Fenice, soluzioni per l’abitare” di Tonino Forlì.

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