21 Novembre 2024
Cronaca Abruzzo

Teramo, Treno della memoria

Si è svolta venerdì 1 marzo nella Sala delle lauree della Facoltà di Giurisprudenza l’incontro conclusivo del progetto Treno della Memoria 2019 ‒ realizzato dalla Facoltà di Scienze della Comunicazione ‒ che ha consentito a 25 studenti di trascorrere dieci giorni (dal 4 al 14 febbraio) in viaggio fra la Germania e la Polonia per visitare il campo di concentramento di Sachsenhausen, il campo di sterminio di Auschwitz e le città di Berlino e Cracovia.
Dopo i saluti del rettore Dino Mastrocola, sono intervenuti il presidente della Fondazione Museo della Shoah di Roma Mario Venezia, il preside della Facoltà di Scienze della Comunicazione Stefano Traini, i docenti curatori dell’iniziativa Paolo Coen e Andrea Sangiovanni.
Attraverso video, opere d’arte e story-map, gli studenti protagonisti del viaggio hanno condiviso la loro esperienza. Hanno partecipato come discussant Georges de Canino, Gianmarco Cifaldi, Paolo Di Giosia, Doron Kochavi, Romano Orrù, Sandra Renzi, Luigi Saravo, Gianni Tarli.
“Il viaggio ‒ hanno spiegato Andrea Sangovanni e Paolo Coen ‒ è stato introdotto da un percorso formativo in aula, nel quale si sono approfonditi alcuni temi, dalla storia dell’antisemitismo alle forme della memorializzazione e della musealizzazione della Shoah, fino alle riflessioni sulla rappresentabilità e sulle forme della rappresentazione dello sterminio”.
“Questo percorso formativo ‒ hanno aggiunto ‒ ha avuto nel convegno un suo momento conclusivo, attraverso un’attività di “restituzione” che ha portato gli studenti a rielaborare le informazioni che hanno accumulato durante il viaggio e a riflettere sul significato anche esistenziale del viaggio stesso. L’attività di restituzione può essere dunque vista come parte di un processo più ampio di attivazione di una memoria individuale e di gruppo che, sulla base di un percorso di approfondimento storico, ha portato gli studenti a farsi in qualche misura “testimoni” essi stessi della storia della Shoah, ma anche della storia di quel crogiuolo da cui è nata l’Europa contemporanea”.
“L’attività di restituzione ‒ hanno concluso Sangiovanni e Coen ‒ è avvenuto attraverso un racconto corale del viaggio, che ha tenuto insieme una dimensione descrittiva e una più analitica e riflessiva, senza trascurare la componente emotiva”.

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