Pescara, arato il Parco naturalistico delle dune
L’ultima in ordine di tempo è avvenuta a Pescara, in quello che viene pomposamente definito “Parco naturalistico dell’ambiente della sabbia e delle dune”, sino al margine delle dune stesse e senza alcun rispetto per quelle embrionali, che appena cominciavano a formarsi.
Ci riferiamo alle “arature” della spiaggia, gli interventi con mezzi meccanici che distruggono sistematicamente ogni naturalità dell’arenile e mettono a rischio la nidificazione del fratino ( Charadrius alexandrinus) e di altri uccelli limicoli teoricamente protetti ma sistematicamente maltrattati.
Il WWF Abruzzo da anni invia a inizio stagione a tutti i Comuni costieri un proprio vademecum suggerendo comportamenti virtuosi a tutela dell’ambiente, nell’interesse anche delle amministrazioni visto che le azioni a tutela del fratino rientrano oggi tra i criteri per la concessione della bandiera blu. Indicazioni che troppo spesso vengono semplicemente ignorate.
L’area “arata” a Pescara è un tratto di spiaggia libera, di competenza dell’autorità portuale, nella quale vige il divieto di balneazione. Intervenire con mezzi meccanici, oltre che dannoso per l’ambiente, era anche del tutto inutile persino nell’ottica di chi vede la spiaggia soltanto come un substrato per favorire la… piantumazione degli ombrelloni!
Vale la pena di ricordare che le dune rappresentano tra l’altro un baluardo contro l’erosione ben più efficace delle costose e poco utili barriere a mare e che sono in costante evoluzione allargandosi e ritirandosi nel tempo: risparmiare il tratto in cui già esistono arando invece quello che le piante pioniere hanno appena iniziato a colonizzare rappresenta un intervento egualmente dannoso: a Pescara, per tornare all’esempio concreto, è stato assurdamente e inutilmente interrotto l’avanzare naturale delle dune.