L’Aquila, in periferia “Feste” nel “Decennale” della ricostruzione
L’istruttoria avviata dall’Antitrust sul servizio recapito delle raccomandate, a qualche settimana dall’apertura dell’Ufficio di Poste Italiane a L’Aquila, in Corso Vittorio Emanuele II, nel centro storico, ha ridestato l’attenzione sulla fine ingloriosa dell’ex Ufficio Centrale con la sua ubicazione nel capoluogo.
Per i vertici dell’azienda di Stato l’apertura è stata considerata un grande traguardo; con plauso scrosciante delle autorità regionali e, in primis, dell’Amministrazione Comunale del capoluogo, tutti accorsi (a prendersi i meriti) nella circostanza.
La “Festa”: il 29 settembre 2019.
Una nuova “Festa”, dunque, si è potuta aggiungere nel Decennale del Sisma che, almeno in quest’occasione ha risparmiato (ipoteticamente) i fondi RESTART distribuiti dentro e fuori le mura storiche, con manico ingegneristico della politica tra le osannate istituzioni culturali della politica locale.
Per il Direttore Generale del Gruppo Poste Italiane SpA, Matteo Del Monte, la nuova apertura è “un messaggio molto importante dando l’opportunità ai cittadini dell’Aquila che, ahinoi hanno dovuto lasciare questa bellissima città nell’aprile del 2009, di poter tornare. Quindi è un contributo; un ufficio di 300 metri quadri, nuovo, per chi ha occasione di vederlo, di venire in centro e usare i servizi di Poste Italiane”.
Non poteva esservi migliore chiarezza sul ruolo…. dell’azienda.
In fondo, oggi Poste Italiane, perseguono la politica del “dare” e “avere”, dal “pubblico” al “privato”; frutto della “privatizzazione” di cui si comincia ad avvertire qualche scricchiolio sui benefici economici per lo Stato e il suo essere servizio pubblico.
Il Ministro dello Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli, al di là della retorica, sulla positività e apertura del nuovo sportello, ha detto: “certamente non basta questo per la rinascita della città”.
Quanto al Governatore della Regione Abruzzo, Marco Marsilio: “il fatto che lo Stato, attraverso le sue controllate come Poste, dimostri di credere nella rinascita della città aiuterà anche tanti privati a riaprire le attività nel centro storico”.
Peccato che i Palazzi del centro storico – ad esempio gli antichi portici di Corso Vittorio Emanuele II – restano puntellati. Nelle sue facciate campeggiano dei grandi cartelloni (“pubblicitari”) che fotografano lo stato di rovina in cui versa la città.
Tutto sommato anche per il Governatore della Regione, estrapolato nell’area romana per il ritorno politico in Abruzzo, l’apertura dell’Ufficio delle Poste è un “giorno di festa per L’Aquila”.
“Festa” per Lui certamente e per gli invitati, ma non per i tanti dispersi cittadini aquilani che hanno preferito la fuga e il non ritorno futuro.
La cronaca della Giornata di “Festa” sposta l’attenzione da Corso Vittorio Emanuele II a Piazza del Duomo dove campeggia, in alto, “eppur si legge”, la scritta: “Poste e Telegrafi”. (foto)
Si è sempre nel centro storico abbandonato della Città.
Pertanto, l’apertura del nuovo ufficio non è avvenuta nella sede storica dell’ex complesso delle Poste costituito: dall’edificio che affacciava su Piazza del Duomo (nel quale non è stata rimossa la scritta “POSTE E TELEGRAFO), dal nuovo edificio sul retro in Via Arcivescovado che accoglieva gli uffici della Direzione Provinciale, dalle famose storiche “Le cancelle” sede del Dopolavoro delle Poste. (foto)
Questo insieme (di non poca importanza) è stato estraneo alla “Grande Festa”.
Le foto e le citazioni apparse sui social nel giorno a seguire, hanno messo in mostra, in particolare, il sesso maschile della politica: “big” nazionali, Regionali e Comunali: in piedi e con cravatte multicolori, felici di consegnare nome e immagine alle generazioni future.
Purtroppo il futuro, per la riapertura dell’Ufficio Postale Centrale nell’edificio in Piazza Duomo appare lontano.
Sarà anzi impossibile.
Il complesso è passato nelle mani del privato; nel silenzio totale dei politici e amministratori locali; un silenzio che di certo oscura la Festa del Decennale.
La tanto reclamata trasparenza amministrativa vuole che la liquidazione del bene immobiliare, specie se di proprietà dello Stato, sia avvenuta a carte scoperte.
Quando, dove, quale il costo-beneficio derivato dalla vendita.
E’ calato il silenzio.
Nessuno si è ribellato, ha contrastato la liquidazione.
E non è il solo caso.
Restiamo, allora, sul costo-beneficio nella ricostruzione.
Mettiamo da parte, le privatizzazioni (“Autostrade”, il crollo dei ponti – da Genova in poi – che sono gli appetibili argomenti quotidiani sui social nazionali.
Portiamo l’attenzione sull’inaugurazione del costituito e ricostruito “Consorzio 201” in Pettino/L’Aquila.
Nella circostanza non è stata fatta una gran “Festa” mancata. Eppure si era di fronte ad un consistente elettorato popolare.
Invece, oggi, quasi il 50%, degli appartamenti ricostruiti sono vuoti.
La ricostruzione è stata fatta con il denaro dello Stato, amministrato dall’Amministrazione Comunale del tempo che fu che ha poi concesso, a quanti ne hanno fatto richiesta, l’equo indennizzo per “uscire” dal Consorzio. Di conseguenza: la fuga dalla città e gli acquisti di nuove case altrove, nella fascia adriatica, nel Lazio, ecc..
Quale il costo-beneficio?
Chi ha pagato si sa: è lo Stato.
Chi ha beneficiato oltre ai ‘fuoriusciuti’ anche, ma ….
Poste Italiane hanno preso in affitto dei nuovi locali per la propria agenzia nel centro storico; un’agenzia che potrebbe essere considerata quella preesistente al sisma del 2009 trasferita da Via Sallustio.
Nel mentre l’ubicazione dell’Ufficio Principale resta decentrata e a fianco del lontano cimitero.
Il costo-beneficio anche in questo caso resta un mistero.
Emidio Di Carlo