Teramo, terremoto, ma cosa è accaduto?
Riceviamo un comunicato stampa da parte della segreteria di Rete Scuola di Cittadinanza Attiva a firma di Mauro Chilante che spiega quello che non è stato fatto dopo la notizia di una scossa di terremoto.
“Terremoto, scossa di magnitudo 3.2 a L’Aquila, a nord-est di Capitignano alle 10.55, avvertita distintamente anche a Teramo.
Considerato che le nostre scuole hanno forti criticità strutturali e ne siamo consapevoli, cosa ci saremmo dovuti attendere?
- Tutti gli studenti in aree sicure fuori dalle scuole dopo aver eseguito la procedura di evacuazione;
- Tutto il personale docente e non docente di supporto a verificare il funzionamento delle procedure;
- Passato l’allarme, un ordinato rientro nelle classi,rimanendo in allerta.
Cosa è invece accaduto?
- Solo alcune scuole hanno attuato le procedure, quelle che, per una corretta e sana gestione della possibile emergenza, hanno scelto un percorso formativo consapevole;
- in alcune scuole si sono verificati errori procedurali: docenti che non hanno piena contezza dell’importanza della corretta applicazione delle regole; del cortocircuito che si genera nei ragazzi se le informazioni e le procedure non vengono rispettate; che hanno impedito agli alunni di uscire bloccando la procedura;
- alcune scuole non le hanno neanche iniziate, le procedure, perdendo l’occasione di valutarne la bontà. Procedure che potranno fare la differenza nel caso di emergenze di maggiore entità;
I terremoti non sono finiti e non finiranno mai, il piano di protezione civile comunale non è aggiornato così come il piano di emergenza.
Il piano di evacuazione e di gestione delle emergenze appare carente.
Unici strumenti per migliorare le cose,ed evitare danni collaterali in caso di emergenza,sono la formazione, l’addestramento, l’univocità delle informazioni, la consapevolezza delle responsabilità che le norme attribuiscono a ciascun addetto, nella sua funzione, in ogni scuola.
La responsabilità dell’analisi e della gestione del rischio, tramite la redazione di un piano di emergenza scolastica, è del Dirigente Scolastico.
Questi, infatti, è obbligato a fare tutto quello che gli compete per rendere il più sicuri possibile gli ambienti scolastici, a partire dalle strisce antiscivolo sulle scale per finire alle procedure di sicurezza per l’evacuazione.
A tal fine, il Dirigente può farsi aiutare da un tecnico, com’è noto, nell’analisi del rischio e nella stesura del Documento di Valutazione del Rischio, nella stesura dei Piani di Evacuazione, nella formazione del personale scolastico e degli studenti.
Da quello che è accaduto si evince che il corretto funzionamento del sistema sicurezza delle scuole non ha funzionato nella sua pienezza, siamo ancora lontani dalla consapevolezza di ciò che, a ciascun livello di responsabilità, è necessario fare per ridurre al massimo il rischio.
Studenti, addetti, RSPP, Dirigenti Scolatici, amministrazioni locali, hanno ciascuno un compito da eseguire ed un comportamento da tenere, stabilito dalle norme e dalle procedure.
Missione degli Amministratori è quella di porre in essere gli strumenti urbanistici e di adeguamento delle strutture al più presto senza ulteriori indugi ed operando una corretta programmazione.
Missione dei Dirigenti Scolastici è quella di garantire la sicurezza attiva ai massimi livelli stimolando con ogni mezzo utile, compresa la messa in mora, gli Amministratori perché realizzino quella passiva.
Missione fondamentale di ciascuno degli adulti è quello di educare alle responsabilità ed alla cittadinanza le nuove generazioni.
Ogni giorno perso è un giorno in meno per migliorare le cose: le amministrazioni non possono più accampare scuse, i dirigenti scolastici debbono impegnare le Amministrazioni con ogni mezzo a loro disposizione, e genitori e personale scolastico debbono collaborare diventando cittadini vigili, attivi e propositivi nei confronti della sicurezza attiva e passiva delle strutture scolastiche.
Del resto, “Fare i cittadini è il miglior modo di esserlo”.