24 Novembre 2024
Politica Abruzzo

Roseto, Di Giuseppe, replica a onorevole Corneli

di giuseppe

Riceviamo e pubblichiamo da Francesco Di Giuseppe, portavoce di Roseto, una replica al comunicato stampa inviato ieri dall’onorevole Valentina Corneli.
Di seguito il contenuto del messaggio di Di Giuseppe.

“Ci dispiace che l’onorevole pentastellata Valentina Corneli ritenga “medievale” la nostra battaglia sulla libertà di pensiero, che ormai da anni sembra essere diventata il peggiore dei crimini, ma non ci stupiamo nemmeno troppo della sua reazione, condita dai soliti elementi pentastellati di: odio, qualunquismo e superficialità.

Per fortuna non la pensano come lei tutti quei rosetani che ieri sera hanno garantito la grandiosa riuscita dell’evento, dimostrando che anche il nostro territorio è estremamente sensibile al tema.

Il ddl Zan-Scalfarotto non è altro che un bavaglio a chi non si allinea perfettamente col pensiero unico che ci si vuole imporre: sei un sostenitore della famiglia?
Sei omofobo, vai punito.
Si tratta di una legge assurda, che va a colpire la libertà di espressione, di opinione e di pensiero.
Perché non è affatto vero che i problemi di razza, di sesso e di genere non siano tutelati.

Nonostante l’intervento della politica, abbiamo un ottimo Codice Penale ed un’ottima Procedura Penale, che puniscono severamente razzismo, omofobia e femminicidio.
È un enorme speculazione politica, di una minoranza organizzata, che vuole creare una casta di privilegiati, che, addirittura diventino incriticabili e indiscutibili.

L’art. 604 del codice penale: ” È già molto chiaro”.
E quindi un ulteriore ampliamento non servirebbe.
La legge in oggetto prevede questa estensione: “… l’obiettivo non è punire gli odiatori, ma quello di creare una nuova casta, conducendo ad una deriva appunto liberticida che rischia di sanzionare non già la discriminazione, bensì l’espressione di una legittima opinione”.

Per far comprendere meglio cosa accadrebbe sul piano pratico anche alla Corneli conviene fare degli esempi: “Se vorrò criticare – anche in privato – lo stile di vita gender rischierò la galera, in violazione dell’art. 21 della Costituzione che ricordo è la pietra angolare della nostra democrazia”.

Ma non si tratta solo di esprimere idee che potrebbero essere ritenute non più conformi: “Se mi opporrò ad una educazione che non condivido per mio figlio, rischierò addirittura di perdere la potestà genitoriale.
In parole più semplici, in base al nuovo art. 604 bis cod. pen., si potrebbe ipotizzare che una madre possa essere condannata qualora suggerisse alla figlia di non sposare un bisessuale; oppure potrebbe essere condannato un padre che decidesse di non mandare il proprio a lezione di educazione sessuale trans-gender”.

Sorvoliamo sul resto delle accuse mosse dalla Corneli, una deputata di passaggio destinata all’anonimato concluso il mandato, data la sua assenza sul territorio e l’impercettibilità della sua presenza a Roma, che altro non è se non l’ennesima miracolata del sistema Rousseau”,

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