22 Febbraio 2025
Arte e CulturaRubriche

L’Aquila, Capitale Italiana della Cultura. Riflessioni di Emidio Di Carlo

emidio di carlo

Ospitiamo una lunga lettera arrivata nella nostra redazione dove il giornalista aquilano Emidio Di Carlo, esegue un breve excursus sulla sua città , e lo fa citando nomi cognomi e fatti accaduti negli ultimi anni nel capoluogo abruzzese.
Questa la sua premessa prima di entrare nel vivo della sua analisi, economica-culturale-politica che coinvolge gli aquilani e gli abruzzesi tutti.

Cari amici, esco anch’io dalla pandemia. E non per aver subito il virus. Semmai quell’incazzatura che ho dovuto placare mettendo insieme, sinteticamente, una serie di antefatti storici sul passato-presente della città (L’Aquila) e della smania dei suoi politici attuali che smaniano per un riconoscimento che la storia ha decreto da molti secoli.
Nel 700° anno dalla sua scomparsa Dante mi è stato da guida; ha lasciato che Virgilio e Beatrice beneficiassero di un turno di riposo, mettendo in campo un’altra eccezionale guida, “Libero” appunto, che ha sempre guardato eventi e protagonisti e esprimendosi ‘chiaramente’: “Che mondo!”.

dante alighieri

L’AQUILA OGGI
Lungo il cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura che la diritta via era smarrita
L’Aquila e “l’orgoglio”… ma oggi la cultura… non vede luce di Paradiso.
La matassa si srotolata. Nella città ferve il protagonismo politico. Gli uomini di Cultura si possono oscurare?

Raffaele Colapietra

Caro Colapietra (foto), la “cultura” è oggi dominio dei Magistrati del Popolo; pardon: della classe politica imperante nel Palazzo, da dove stazionano i “Migliori”, per dirla alla Marco Travaglio.
Proprio Lui il Direttore del “Fatto quotidiano”.
Ricordo. Venisti a L’Aquila, nel marzo del 2005, invitato da alcune associazioni svincolati dalle appartenenze politiche.
Tenesti banco in una sala stracolma di giovani (soprattutto universitari).
Tema dell’intervento: “Regime moderno, postmoderno e post-ideologico”.
Dopo la tua partenza sintetizzammo la conferenza in un “numero speciale” quale supplemento della rivista “abruzzoaz 60”; supplemento che anticipò la nascita di nuovo periodico in area aquilana: “Nord Ovest”.
Parlasti dell’operazione mediatica in atto nel paese “… viene presentata come una prassi consolidata in una nazione, l’Italia, nella quale l’informazione si sottomette continuamente al potere politico e dove le voci libere vengono soffocate”.
“Che mondo!”.
Nei sedici anni a seguire le cose non sono cambiate.
Anzi no”!
Nel 2009, L’Aquila, con buona parte del centro Italia, è stata nuovamente scossa dalla politica.
“Che mondo!”
Nel 2020 è arrivato il coronavirus.
Internati nelle case si è potuto ulteriormente giovare di una nuova informazione mediatica.
Tra i più fortunati canali la riproposta dei film western, con cowboy e indiani.
L’eterna guerra, dunque, con pistoleri, impegnati con e contro il potere, tra i poveri coloni costretti a pagare, quindi le frecce da Toro Seduto.
A vincere sempre Ringo, in alternativa Arizona Colt; insomma, un vero cowboy italiano, Giuliano Gemma.
Anche Ermenegildo De Felice (per tutti “Gildino”) (nota) lo ammirava; soprattutto che per le sue doti atletiche.
Gildino era una figura di spicco nello sport aquilano.
Per questo lo volle anche a L’Aquila e Avezzano, per la sua Libertas che sfoggiava campioni mondiali ed europei di pattinaggio, da Corrado Ruggeri a Bruno Piccolini, Roberto e Sandro Marotta.
“Che mondo!”.

Nino Carloni

L’AQUILA, LA CITTA’ DELLA MUSICA?

“Che mondo!
”Così tuonava, nelle strade della città, l’avventurosa protagonista, tale “Libero”, (di nome e di fatto).
Lasciava intendere che la “Musica e Nino Carloni” (foto) erano piena luce nel panorama mondiale; erano un duetto ‘extra large’ nella Culturale aquilana con l’Orchestra Sinfonica, I Solisti Aquilani, ecc.. oltre al nascente Conservatorio musicale.
Poi il solfeggio è cambiato sulle altre sponde.
Oggi si cerca il riconoscimento per “L’Aquila Città della cultura”?
Che mondo!
Libero direbbe: dov’è l’orgoglio culturale della città.
Tanti anni fa, nel 1890, un giornale di Milano, “SECOLO” – Anno XXV, dedicava un supplemento (n. 8882, venerdì 26 dicembre) alla città “AQUILA”, ritenendola tra “Le Cento Città d’Italia” più importanti.
Giusta per cronaca: “Aquila” non era ancora chiamata “L’Aquila”, per quest’ultima di dovette attendere l’avvento del fascismo.

L’Aquila, Quartiere della Banca d’Italia

L’AQUILA NEL 12° ANNO DAL SISMA 2009

Le “macerie” politiche sono il bene conservato.
Sono riunite nel Quartiere della Banca d’Italia (foto) nel centro storico, e di Pettino ‘fuori le mura’.
Non si toccano!
Che mondo!
Parla “Libero”.
In Pettino permane il ‘trofeo’ anche ad un povero cristiano; esiliato in una villetta a schiera, in Via Svizzera.
In verità si è in presenza di un ‘faro-traliccio’, ma “… non (si) vede luce di Paradiso”.
C’è chi lo considera un ‘ponteggio’, una rimembranza ad uso della zona Nord della Città.
Nessuno osa toccarlo!
L’ha inviato il buon Dio.
Osanna!
Nella casa sorretta dall’icona sacra, s’è persa traccia del socio-proprietario: la casa resta abbandonata ma non preoccupa il “Consorzio Cooperativa Edilizie 201” che ne è, di fatto, il legittimo proprietario.
Ora è in una selva oscura, popolata da famiglia di insetti d’ogni tipo, con ratti e gatti randagi.
“Egli si nascose” altrove.
Occorrerà ricorrere a Sherlosk Holmes se si vuole scovare il fuggitivo

L’Aquila, Santa Maria dei Raccomandati

VIVERE IL QUOTIDIANO…

Si ritorna a fianco del “faro”.
Si varca un garage; poi su una porta sulla sinistra.
Nella nuova stanza appaiono: libri, cataloghi, quadri, pile di ritagli di giornali; un computer è acceso.
Qui “… vede luce Dante”.
Se n’è andato 700 anni fa, ma il suo spirito vive nel presente.
Sul desktop, l’email sul Poeta invita a scrivere delle motivazioni per i premiati in un concorso nazionale nel mondo della scuola italiana voluto dalla Fondazione Celommi, una onlus da Torricella Sicura (Teramo).
Un’altra email sollecita la recensione al catalogo, con centinaio di artisti, per la mostra “Tra ombre e Luci, Dante nel 700° dalla morte organizzata nella provincia di Udine.
Quasi non bastasse: si mette di traverso il Circolo Culturale Spazio Arte dell’Aquila; è nei flussi migratori alla Biennale Architettura di Venezia; è nel “Pomerium/Senza terra” e non ha lasciato lavori per le Ong nella traversata dall’Aquila alla laguna veneziana.
In fatto di sbarchi, negli ultimi settant’anni “Aquila” ne ha contati un bel po’.
Per esempio: quelli promossi per le razzie dei longobardi e dei francesi.
Questi ultimi si portarono a casa le statuette dei “poveri” Santi” posteggiati come sentinelle in riposo nelle nicchie del portale di Collemaggio.
In verità non furono veri e propri furti, erano dei “souvenir” della casa di Papa Celestino V da portare in Francia; per cementare il legame politico-cristiano della Francia con l’Italia, da Parigi a L’Aquila.
Quanto alla stirpe longobarda qui è appena di dire che, nella nuova terra, hanno davvero trovato “… luce in L’Aquila”.
Certo; ci sono stati anche dei furti vero.
Il tondo – con sacre immagini – di Leonardo da Vinci, esistente nella chiesa di Santa Maria del Soccorso, è ancora un mistero.
Questo accadeva in un’altra città, “Aquila”, appunto.
Per “L’Aquila”, invece, si ricordano i due preziosi album di disegni ornamentali, decorativi, simbolici e documentari (1896-1932) di Nestore Leoni (L’Aquila 1862 – Roma 1947).
Il grande miniaturista vi aveva raccolto i suoi studi: sulla Carta costituzione degli Stati Uniti d’America (1901), sulla “Carta costituzionale della Repubblica Argentina nel Centenario dell’Indipendenza (1910), per illustrazioni della “Vita Nova” di Dante, ecc…
Gli album erano stati donati all’Amministrazione Comunale dell’Aquila e da questa custoditi in una libreria nel Gabinetto del Sindaco dell’Aquila.
La sede del Comune era in Santa Maria dei Raccomandati (foto).
Degli album non si hanno notizia dalla fine degli anni Sessanta.

L’Aquila, quartiere Pettino

L’Aquila. Il Quartiere Pettino nella “Città… perduta”.

Dal 2009 i social hanno fornito nuovi serial cinematografici; anche una nuova versione della “Città perduta” di Harry Revier.
La trama. Violenti terremoti, migliaia di morti, gravi danni.
L’intervento dello Stato, il Premier in carica invia il suo generale nella devastata montagna appennina.
In poche settimane vengono sostitute le tendopoli, crescono nuove palafitte; gli escavatori procedono e scaricano macerie sui carri; si alzano le gru e il più grande cantiere d’Europa prende forma e vita.
Nella “Città Perduta” non c’è più cultura?
Al contrario!
Passa un decennio, molti palazzi a monte e a valle di Via Antica Arischia, nel quartiere di Pettino (foto), erano stati abbattuti, poi ricostruiti e lasciati vuoti.
Per ottenere i rilasci, agli ex proprietari venivano danni vantaggiosi “equo indennizzi”; in barba al Consorzio 201, reale proprietà degli immobili.
Ottantadue Soci hanno incassato dal Comune con i soldi arrivati dalla Santa Ricostruzione.
Il cemento è stato doppiamente pagato.
Ma l’Amministrazione Comunale si è impegnata a pagare le utenze accese nelle abitazioni disabitate.
Ma visto ora gli immobili degradano.
Un grande palazzo in Via Svizzera, con cinque scalinate e quattro piani, è stato infine occupato da un solo socio del restante Consorzio 201.
Nelle residenze straordinarie di Bertolasa memoria, realizzate e consegnate ai terremotati alla vigilia del “G8”, numerosi assegnatari restano al buio, non vedono luce.
Sulla tante ‘compiuta’ l’amico Peppe Vespa, avrebbe richiesto articolo per il suo ”Editoriale”.
Impossibile rifiutarglielo, con necessario aggiornamento; in fondo avevo registrato, sia pure momentanea, la sua testata.
Scrivo: “Lungo il cammin di (mia) vita…” mi trovai nella Pettino ‘ricostruita’, all’imbocco di Via Svizzera.
Che avessi davanti una diritta via di quartiere residenziale internazionale, a vocazione europea, non c’è dubbio.
Intorno: Via Germania, Via Austria, Via Belgio…. Via Svizzera è, però, speciale.
È una zona franca.
A fianco vi si fa ginnastica.
Gli atleti appaiono dal pomeriggio a tarda notte.
Non assemblano, non fanno incontri come in Viale Collemaggio o Mezza Luna, prima della Legge Merli.
Arrivano in macchina, posteggiano senza il bisogno del disco orario; gioiscono liberamente in ariosa atmosfera sfidando anche senza mascherina.

Spazio Arte

La visita in Via Svizzera

Nel primo Palazzo che si incontra, la porta è aperta per aerazione anti-virus.
L’ingresso è libero in molte stanze al piano terra.
Sul pavimento: cartacce, barattoli di vertice, ed altro ben di Dio.
Materiale in attesa di tramutarsi in ”Arte Povera”.
La memoria richiama “Mururoa”.
L”installazione, negli anni Ottanta, venne creata dagli artisti del Movimento Presenteista, insieme a quelli del Circolo Culturale Spazio Arte (foto).
L’opera venne esposta in un festival a Villa Ada (in Roma), poi a Fossa (L’Aquila) nella Chiesa di San Clemente.
Ripensando alle esplosioni atomiche sul vulcano, gli artisti avevano realizzato una grande scultura, assemblamento vecchi e nuovi giornali.
Nel 2021 la vera Arte Povera è giunta anche dal “MAXXI”.
Il Museo Nazionale romano l’ha introdotta a L’Aquila, nel rigenerato nobile Palazzo Ardinghelli ,in Via Santa Maria Paganica.
Un MAXXI, quindi, nella versione extra large per la rinascita della città., con un ‘omaggio’ speciale all’opera di Nunzio Di Stefano, all’artista “amiternino”, poiché originario di quell’Amiterno che concorse alla costruzione della storica “Aquila”.
Ringraziamento anche al Presidente Russo, Vladimir Putin, che ha inviato il denaro per il restauro del Palazzo.
Se ci fosse stato ancora, Gigi Proietti avrebbe intimato: “Giù il cappello please!”
Questo “compagno” ama l’Arte.

L’Aquila, Biblioteca S. Tommasi

L’orgoglio culturale nella Città ferita

Oggi, a L’Aquila, è in gioco la ricostruzione della Biblioteca S. Tommasi (foto), ex Provinciale diretta da Roberto Simari, con subentro da Walter Capezzali.
La biblioteca è oggi nel dominio della Regione Abruzzo, d’ufficio la raccolse dalle macerie.
L’Archivio di Stato e l’Associazione Italia Nostra hanno posto l’accento sull’opportunità di una sede per la riapertura, sia pure momentanea. Lo storico Colapietra ha detto la “sua”.
Apriti cielo!
Il Sindaco si è adirato, a tirato fuori le unghie e ha messo sui social il suo indefesso impegno per il riconoscimento della “Città della Cultura”, f orse pensando ad un nuovo “Moto ‘71” (insomma un moto 2021), pur di uscita, soprattutto, dalla selva oscura in cui arieggia lo spettro del mancato Festival delle Partecipazioni.
Caro Professore, affermi: che la “L’Aquila”, negli ultimi anni, … non vede luce di Paradiso”.
Hai preso una cantonata!
Schiacci il pulsante e la lampadina darà luce: “L’Aquila può andare a testa alta nelle selezioni a capitale della cultura, grazie al contributo dei cittadini”. (Ipse dixit).
Ora che la luce è tornata sul Palazzo si può entrare nel palcoscenico del teatro.
Omaggio ad Achille Millo: protagonista del TSA nel 1964, con Pirandello (“L’Uomo la Bestia e la Virtù”), poi Ignazio Silone (“Ed egli si nascose”).
Che mondi!
Direbbe il nostro ‘Libero’ riflettendo sui titoli.
I successivi copioni teatrali aquilani hanno mostrato il fare politica nei/dai partiti, contemporaneamente negli scanni comunali e negli enti culturali, non senza celebrazioni sui social per i collaborazionisti.
Niente a che vedere, insomma, con i conflitti d’interesse economici.
Molti “Migliori” hanno lavorato sodo, hanno incassato e sono scomparirsi per far posto a…..
Altri “Migliori” hanno partecipato al dinamismo partitico, per indispensabili nuovi colori della casacca.

L’Aquila

I “moti” da “Aquila” a “L’Aquila”

Correva l’estate del 1789, era in corso la rivoluzione francese; mercanti e artigiani aquilani scesero in piazza contro il dominio della nobiltà.
Nel 1791 vinsero contro il monopolio del patriziato ottenendo la riforma del Magistrato Civico.
Due secoli dopo, la protesta interessò tutta l’area europea.
In prima linea le nuove generazioni, attratte dall’ideale di rivoluzionare la società e la politica.
Passata alla storia come il Sessantotto.
In verità durò due anni, dai primi anni del Sessanta ai primi anni del Settanta.
A questo punto tante domande.
La popolazione abruzzese restò estraneo ai moti del Sessantotto?
L’ideale rivoluzionare della società e della politica, sia di stampa capitalistico o socialistico, fermentava anche in L’Aquila?
I “Moti 1971” furono solo dovuti alla designazione del capoluogo in Abruzzo?
La “piazza” venne repressa e non capita?
Al di là degli irrisolti interrogativi, a distanza di cinquant’anni le “Giornate” aquilane, sono diventate ordinaria cronaca per giornali, qualche casa editrice e tanti social.
Tutti a ricordarle.
Ma che cosa?
Nella politica locale, dal 1861 al 1885 la Sinistra storica regnava il Comune.
Il Rinascimento o Rivoluzione italiana fiorivano anche a L’Aquila.
La proclamazione del Regno d’Italia datava 17 marzo 1861.
Ventiquattro anni dopo, la brusca frenata.
Per una legislatura (1885-1889) il Comune passava alla Destra storica.
Poi il susseguirsi: la Sinistra storica dal 1889 al 1900, il Partito Repubblicano Italiano nel 1900-1901, il ritorno della Destra storica nel 1900-1910, il Partito Repubblicano Italiano nel 1910-1914, l’Unione Liberare nel 1914-1926, il Partito Nazionale Fascista nel 1926-1943, il Partito Liberale Italiano dal 1944 al 1945, il Partito Comunista Italiano dal 1945 al 1946.

Tullio De Rubeis

Il tempo delle grandi ammucchiate

Dal 1946 iniziavano le ammucchiate dei partiti: PCI-PSI-Indipendenti (1946-1948), DC-PLI-PRI-PSLI (1948-1965), DC-PSI-PSDI (19651970), DC-PSI-PSDI-PRI (1970-1975),
I “Moti del 1971” si verificano con Sindaco alla Città dell’Aquila di Tullio de Rubeis (foto).
Che avesse ottime qualità amministrative e fosse ben visto dalla popolazione aquilana, il Direttore Amministrativo del Neuropsichiatrico di Collemaggio veniva chiamato all’incarico più volte: prima nel 1966-1970 nel periodo della coalizione DC-PSI.PSDI nel 1965-1970; una seconda volta nel 1970-1975 nella coalizione DC-PSI-PSDI-PRI (nel 1970-1975); la terza volta nel 1980-1985 nella coalizione DC-PSI-PSDI-PRI-PCI (1975-1985).
Ormai aveva preso piede la corsa sfrenata alla poltrona.
Il numero delle liste nelle coalizione delle nuove tornate elettorali diveniva crescente: La Rete, L. civiche nel 1994-1998; FI-AN-CCD-CDU nel 1998-2002; FI-UDC-AN-NPSI nel 2002-2007; DS-DL-UDEUR-SDI-IdV-PSI-PRC-PdCl-L.civiche nel 2007-2012; PD-Apl-PSI-FdS-SEL nel 2012-2017; FI-Lega-Fdl-UdC-L.civiche nel 2017. Nuovi Sindaci dal 1994: Antonio Centi dal 1994-1998 per il Partito Democratico della Sinistra; Biagio Tempesta dal 1998-2007, per Forza Italia; Massimo Cialente dal 2007 al 2017, per Democratici di Sinistra; Pierluigi Biondi dal 2017, per Fratelli d’Italia.
I “migliori”, di volta in volta eletti, hanno accolto reclute e saltimbanchi.
“Avanti march’! Destr’! Sinistr’!, Destr’!”.
Tutti con qualità atletiche.
Tutti abilitati nel salto all’ostacolo.
Attori prontiper nuovi spettacoli.
Tutti reclute con i “Migliori”, anche con pizzi e stellette a menar sorrisi sui social.

Enzo Lombardi

La “città della Cultura”.
Che mondo!

Tutto l’orgoglio della “Città della cultura” è stato ferito?
Non di certo!
Se il Sessantotto non ha mai scalfito la Società Aquilana dei Concerti della Barattelli, costituita, nel 1946, il Cineclub “Primo Piano”, nato a metà degli anni Settanta, dal 1981 si è apparentato con l’Istituto Cinematografico dell’Aquila “La Lanterna Magica”, poi con l’Accademia delle immagini, ecc.…..
E del TSA, l’altra grande istituzione della “Città della Cultura”?
Nasceva nel 1963.
Era una specie di costola dell’ETI (Ente Teatrale Italiano, operante dal1942) che promuoveva la diffusione del teatro, della musica e della danza.
Finì con l’essere soppresso nel 2010.
Nel suo divenire, il Teatro Stabile dell’Aquila (TSA), nel 1991diventava Teatro Stabile Abruzzese (TRA); poi, nel 2000, “Ente Teatrale Regionale Teatro Stabile d’Abruzzo”.
L’ente ha prodotto solo Cultura?
Quanto la sua vitalità è rimasta estranea sulla scena, rispetto alla politica o con altre istituzioni culturali.
E nel divenire dei “Moti” aquilani del 1971?
“E me gli occhi, please!” diceva Gigi Proietti.
L’attore regista era arrivato a L’Aquila nel 1976, cinque anni dopo i “Moti ‘71”.
Nel 1989 manifestava l’annuncio delle dimissioni da Direttore Artistico al commissario del teatro e Sindaco dell’Aquila al tempo Enzo Lombardi (foto): “… se non constaterò immediatamente e nei fatti la volontà solidale e definitiva di far vivere il Teatro in Abruzzo”….
Per tacitarlo la Regione sborsò il debito accumulato, cambiando la denominazione dell’istituzione in Teatro Regionale.
Tra il 1976 e 1989, persisteva la “selva oscura” del 1978.“abruzzo az60” pubblicava articoli con questi titoli: Prima teatrale nel Capoluogo / Si Recita: Ministero del TSA”; ovvero: Le mani sulla città”.
All’interno della rivista anche titoli di sintesi: “I successi legati ai facili guadagni; la politica degli sprechi e della grandezza smisurata, Fabiani dichiara la guerra a Centofanti, il Significato della grande ammucchiata nataliana.
Un’amministrazione civica di sinistra non fa democrazia, la sottile campagna di purezza, le mani sulla città (a firma Emidio Di Carlo).
Altri articoli e sottotitoli: “Le denunce di R&D/4 miliardi di deficit nella gestione TSA / Oltre due milioni al giorno di interessi passivi (a firma Peppe Vespa).
Per non lasciare fuori alcuno: “Parla Tortoreto: Il male oscuro del Teatro Stabile”.
Infine: All’insaputa di Chieti, Pescara e Teramo: Maldestro tentetivo di regionalizzare il TSA dell’Aquila”.
La “Città della Cultura”… non vede luce di Paradiso?
La luce tenderà sempre più a spegnersi dentro e fuori la scena teatrale con la produzione e creatività dei nuovi “Migliori”nei Partiti, pronti a calcare i banchi del Consiglio Comunale, dispensando a sé e amici incarichi, lautamente ‘gettonati’, anche in alcune istituzioni ‘culturale’ della Città.

“Che mondo!”

Chissà se tutto questo è stato spiegato ai sette esperti del MIC a cui spetta di ‘designare’ “L’Aquila: Capitale Italiana della Cultura”.

Emidio Di Carlo, Storico / critico d’arte

nota
Ermenegildo De Felice detto ‘Gildino’:
Fondatore nel 1948 della Libertas L’Aquila, è stato, negli anni Settanta assessore allo Sport del Comune di L’Aquila, presidente dell’Aquila Calcio, vice presidente nazionale della Federazione pattinaggio, presidente regionale Libertas e Movimento sport popolare.

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