L’Aquila, “Perdono” o “Perdonanza”?
Ospitiamo una riflessione del nostro collega Emidio Di Carlo, nella doppia veste di aquilano in primis e di esperto sulle “vicende celestiniane aquilane” degli ultimi decenni.
L’occasione quella dell’ultima perdonanza aquilana (2021) che già dal titolo scelto dal Di Carlo fa intendere il contenuto dei suoi ricordi personali legati al capoluogo abruzzese.
L’Aquila, “Perdono” o “Perdonanza”?
La “Bolla del Perdono” e la “Bolla dell’acqua salata”?
Allo scadere annuale dell’antico evento religioso ci si torna ad interrogare: la “Bolla” storica di Papa Celestino V sancisce il “Perdono” dal peccato o la festa della “Perdonanza”?
La Bolla (su questo non v’è dubbio) consente l’indulgenza a quanti, pentiti e confessati, varcano la Porta Santa nella Basilica di Collemaggio, nei vespri dal 28 al 29 agosto di ogni anno.
Bisogna dire che, nel dizionario della lingua italiana del De Mauro, i due termini non aprono il campo ad un’interpretazione non esclusiva alla vicenda religiosa.
Il distinguo c’è e resta.
Rileggiamo:
il “Perdono” è un sostantivo al maschile;
la “Perdonanza” un sostantivo al femminile.
Se sfogliassimo il “Zanichelli” (altro vocabolario della lingua italiana):
“Perdono” (da “perdonare”;
ovvero: indulgenza concessa dalla Chiesa a chi si reca in determinati santuari e si trovi in determinati condizioni per fruirne):
“Perdonanza” (Perdono, penitenza, licenza, permesso).
In questo secondo significato il riferimento al fatto religioso si deduce dal simbolo della croce.
Si potrebbe chiudere qui la questione se non fosse che l’uno e l’altro sostantivo meritano qualche considerazione storica addentrandoci nel valore della Bolla di Celestino V.
Restiamo sul “Perdono”.
Quando il cardinale bussa alla “Porta Santa” di S. Maria di Collemaggio, (il 28 agosto in ogni ricorrenza) il beneficio del “Perdono” può essere attenuto solo da quanti vi transitano pentiti e confessati dai ‘peccati’ commessi.
Il che fa ritenere che prima di varcare la “Porta Santa”, i credenti (o penitenti che siano) debbano essere stati assolti in un confessionale;
questo in altro luogo fuori la Basilica a magari in altra Chiesa.
A meno che non si voglia dare per scontato che alla “Porta Santa” possa accedervi chi si sia precedentemente confessato all’interno ed abbia il “vai in pace” dal confessore che, quindi gli consente l’entrata dalla “Porta Santa” e il beneficio del “Perdono”.
Di certo si può dire che il Giubileo aquilano di fine agosto richiama una gran quantità di gente.
Al tempo della ‘Bolla’ si è scritto che giunsero a ‘Aquila’ più di 200.000 pellegrini.
Registriamo nel 2021: qual è il reale flusso migratorio?
I nuovi pellegrini sono giunti per lucrare il “Perdono” o per far Festa con/nella“Perdonanza”?
La Bolla storica sul “Perdono” oggi viene definitivamente svelata (con tanto di riquadro), nel voluminoso opuscolo della “727ª Perdonanza Celestiniana”, considerata il primo Giubileo della storia.
Leggiamo: “Sul prato antistante la Basilica di Collemaggio (vi è la) disponibilità di confessori nelle ventiquattro ore del Giubileo Celestiniano.
Per ottenere l’indulgenza, per se stessi o per un defunto occorre:
- visitare la Basilica tra i vespri del 28 e i Vespri del 29 agosto;
recitare il Credo, il Padre nostro, l’Ave Maria, il Gloria del Padre, secondo le intenzioni del Sommo Pontefice;
*accostarsi alla confessione sacramentale e alla Comunione Eucaristica (nello stesso giorno oppure negli otto giorni precedenti o seguenti).
Qualche pellegrino potrebbe ora obbiettare che questo non viene sancito nella “Bolla” di Celestino V.
Sbagliato!
Cosa ci si potrebbe aspettare da qualche ‘matusa’ che ignora la ‘musica’ del secolo;
ovvero ‘la musica del‘Perdono’ con la Perdonanza”;
oltre agli interessi economici affini documentabili con un ordinario smart?
A questo punto facciamo i conti con la storia;
diamo Cesare quel che è di Cesare.
Mi sovvien….
Milano, 26 dicembre 1890. Anno XXV, “Le cento città d’Italia”, Supplemento mensile illustrato del SECOLO.
Titolo a tutta pagina: “AQUILA”.
Nel pur vasto excursus storica, non si cita la Bolla, ma si dice che vi […] fu incoronazione papa sotto il nome di Celestino V, alla presenza del Re Carlo d’Angiò, del figlio Carlo, di molti cardinali e vescovi e principi accorsi per la solenne feste […].
Religiosa !?!
Mi sovvien…
Sessant’anni dopo, l’edizione del secolo precedente, la Casa Editrice Sonzogno di Milano, pubblica, il fascicolo 68°:
“Le Cento città d’Italia illustrate “AQUILA”.
La città di Federico II”.
Ben venti pagine, sintetizzavano la storia, un secolo dopo l’atro;
quindi: la vita culturale ed economica, con numerose fotografie dei Palazzi, delle chiese, ecc…
Nella copertina del fascicolo appariva il portale Maggiore della Basilica di Collemaggio.
Sulla Chiesa si potevano leggere: l’acquisto del terreno e la costruzione voluti da Pietro del Morrone;
quindi, le modifiche rese necessarie dopo i vari terremoti:
la parte basamentale del vecchio campanile trasformata in aréngo, il tetto nelle navate abbassato, cappelle e affreschi scoperti, ecc…
L’elenco dei tesori descritti sulla rivista era molto lungo e preciso: palazzi, conventi, chiese, biblioteche, ecc…
In un lungo articolo (“Esaltazione al papato di Pietro del Morrone”) si parlava di una fastosa cerimonia per l’incoronazione nella Chiesa di Collemaggio.
Nel testo: […] Questo augusto evento procurò agli aquilani da parte del Re Carlo II il perdono per alcune loro mancanze e la concessione di molti importanti privilegi.
Pietro del Morrone assunse il nome di Celestino V… […] consacrato Padre dell’umanità” […].
Il materiale storico e fotografico della pubblicazione veniva messo a disposizione dalla Famiglia Artistica Aquilana.
Mi sovvien…
Roma, 21 agosto 1932.
Gazzetta d’Abruzzo e Molise.
Nella prima pagina si titolava: “La storica incoronazione pontificale di Celestino V alla Basilica di Collemaggio”.
Il testo nell’occhiello: “Una grande festa d’arte e di fede”.
Basta leggere nel corsivo per capire l’importanza dei festeggiamenti che caratterizzavano l’evento, anticipati anche nell’artistico cartello-manifesto ufficiale, “CITTA’ dell’AQUILA degli ABRUZZI: ¨le corti angioine, giostre dei cavalieri, corse dei cavalli in gare regionali”:
nel cartello anche una sottolineatura: “RIDUZIONI FERROVIARIE”.
Perché si offriva il biglietto ridotto a chi volesse assistere al programma delle celebrazioni?
Chi erano gli artefici della gloriosa rievocazione “Celestiniana”?
Ecco i nomi: il Vice Presidente del Comitato Antonio Ciarletta e il Direttore Artistico, Ettore Moschino.
Mi sovvien…
In verità quanto detto era l’anticipazione dello “speciale” della stessa “Gazzetta” che seguiva il 25 agosto: “Nella grandiosa rievocazione Celestiniana, l’Aquila mostrerà rinnovatamente la ricchezza della sua storia, la bellezza delle sue tradizioni, la forza delle sue energie”.
L’articolo veniva firmato da Ettore Moschino, un grande e dimenticato aquilano: scrittore, poeta e drammaturgo; giornalista alla “Gazzetta d’Italia”, “La Provincia di Brescia”, “Il Messaggero”, “Il Piccolo”, “La Stampa”, “il Popolo d’Abruzzo” e, dal 1926, direttore della biblioteca Provinciale dell’Aquila Salvatore Tommasi.
All’epoca, da attento storico e critico, Moschino scriveva sul significato della Celebrazione: “Nel secolo di fieri contrasti, di grandi guerre, di smisurate ambizioni!
Epoca di guerrieri e di trovieri, di soldati e di santi, di messali e di spade, di martiri e di carnefici, rivolgimenti politici e rivolgimenti religiosi…
Nel mondo spirituale, la grazia fraterna di Francesco d’Assisi; nel mondo passionale la tragedia dei Malatesta di Rimini, nel mondo della poesia il formarsi dell’immensa visione dantesca.
E quali turbini di sentimenti discordi non dovevano agitare un secolo che vide 17 pontefici salire sulla cattedra di Pietro, 12 imperatori d’Occidente e d’Oriente reggere le podestà imperiali, cinque ordini religiosi fiorire a combattere contro schiere di eretici, e trentacinque Santi nascere del innalzarsi alla gloria di Dio….
Orbene, colui che doveva chiudere tanto ciclo di lotte e di storia fu appunto Celestino V, l’Eremita del Morrone; e la città che doveva accoglierlo su di sé l’attenzione del mondo cristiano, l’Aquila degli Abruzzi.”. […].
Senza voler urtare la suscettibilità di alcuno, specie di chi ritiene d’essere depositario delle verità ‘divine’, ecco a “rivivere” (con spavalderia anche: “rifondare”) la realtà anche nel 2021, con nuova esaltante festa del popolo musicale, in piena eccellenza migratoria.
La musica ha occupato il posto del “Perdono”; ‘suona’ e non certo gratis, al contrario di quanto ebbe a fare il gruppo delle cantanti famose all’indomani del sisma 2009, per salvare l’antico ospedale voluto da San Giovanni da Capestrano
(Ndr: ancora di là da “rinascere”).
Qui vale ricordare un passo della storica lettera di Fra Giovanni da Capestrano agli Aquilani, inviata da Cracovia il 12 maggio 1454.
In ballo c’era l’idea di dedicare un semplice altare (e non una Chiesa per San Berardino) nel Convento di San Francesco: “[…]
O costumi civili, o magnificentia, o gloria aquilana dove sei seppellita, che non gridi ad alta voce et dici superata da omne natione etiem Dio da quelli che mai non vedero sancto Bernardino.
Tutto lo mundo edifica lochi et ecclesie bellissime in honore de sancto Bernardino et solamente l’Aquila la quale possiede il suo corpo. e. quella che meno lo honora, et julicando non essere de una propria ecclesia degno in una cappella volerelo collocare? […].
Sancto Bernardino ieri;
Sancto Celestino V oggi.
Nel 2021, gli albergatori aquilani affermano: “Per il turismo la “Perdonanza” è sconosciuta”.
È un’affermazione di parte?
Anche questo.
Di certo, però, le spese per il Giubileo Aquilano sono artefatte, appaiono un pretesto “cristiano” per costruire o rafforzare gli ‘ardori’ politici e i portafogli di chi, all’interno o dall’esterno della città, cerca anche ‘gloria’ mungendo la grande vacca economica che annualmente viene erogata per la grande festa “musicale”.
Mi sovvien…
Viene da dire: il fraticello del Morrone non trova pace.
Le sue soglie vennero trafugate per essere portare alla Basilica di Collemaggio.
Accadeva il 27 gennaio del 1327.
Così ricordava la speciale guida informativa sulla Perdonanza nel 1997, su progetto grafico e stampa Tipolito ’95, (10.000 copie, liberamente distribuite) con testi di Stefania-Emidio Di Carlo e collaborazione di Giorgio Leocata.
La guida fu realizzata, autonomamente da parte del periodico “abruzzo az 60”;
soprattutto grazie agli studi intrapresi, in Italia e in Francia, a partire dagli anni Ottanta, dalla prof.ssa Di Carlo, laureatasi in Pedagogia e Materie Letterarie presso l’Università degli Studi dell’Aquila, con successivo Diplome d’Etudes Approfondies di Historie, Civilisation et Archéologie des Mandes Antiques, quindi con Dottorato di Ricerca in Histores nell’Università “Michel de Montagne”.
Bordeaux 3 (Francese) nel 1980.
Dai lunghi viaggi in Francia e Italia, fu possibile raccogliere una grande quantità di notizie e documenti; quest’ultimi rimasti anche in pellicola e nell’attesa di poter essere pubblicati.
Mi sovvien…
All’inizio, venne realizzata la mostra su “Celestino V”: dalla nascita in S. Angelo di Macchia di Isernia nel 1215 alla proclamazione di compatrono e venerazione nel Duomo in Urbino nel 1795.
Che il corpo di Celestino V non trovasse pace, se ne ebbe conferma nell’aprile del 1988 allorché Giancarlo De Risio titolava su “Il Messaggero”: “Hanno rubato i resti di papa Celestino V”.
Mentre su “Il Tempo” d’Abruzzo”, Demetrio Moretti, il 20 aprile 1988: “Perquisizioni, posti di blocco e una certezza. I resti di Celestino V sono ancora all’Aquila”.
Enrico Carli, sul “Corriere della sera” scriveva: l’urla in Collemaggio non risultava manomessa:“[…] sospetto tentativo di estorsione […]”.
Davvero fu una nuova brutta pagina!
Ancora oggi tutta da chiarire: sui ladri, sulle motivazioni del furto, sul ritrovamento lampo, sul valore dell’”Isola Sonante” che venne esaltata come “Perdonanza”.
Di certo, il furto procurò molto clamore sulla stampa nazionale.
Qui il “mi sovvien…” non va oltre: ci sarebbe da scrivere sull’uccisione con il chiodo; sull’intervento dei carabinieri nella speciale ambulanza parcheggiata durante il pranzo dagli addetti alla custodia nella ‘peregrinazione delle spoglie del Santo’; ecc…
Mi sovvien…
Per dovere di cronaca: L”Aquila, ottobre 1985.
Il Sindaco dell’Aquila, Tullio de Rubeis, in una lunga lettera, spiegava la rinuncia della rinuncia alla ricandidatura, dopo le tre successive, dal 1970 al 1985: […]
affinché nuove e più giovani energie potessero portare avanti i più gravosi impegni che riguardano il futuro della nostra Città […]
Un grato pensiero, infine, a tutti i concittadini e ai tanti fratelli che vivono nell’emigrazione, per l’apporto prezioso con cui hanno sostenuto con suggerimenti e consensi quella fatica che altri ora porteranno avanti, nel luminoso solco dalla grande tradizione civile dell’Aquila”.
Tra i tanti messaggi postali, in uno, a penna e in calce: “A te carissimo Emidio un grazie particolare per la leale fattiva collaborazione che in tanti anni mi hai sempre dato.
Viva L’Aquila/
F.t.: Aff.mo Tullio.
Il messaggio giungeva a seguito di una lontana e costante collaborazione.
Era iniziata nel 1965, con la collaborazione, editoriale e critica, per il 50° anniversario della Fondazione dell’Ospedale Neuropsichiatrico dell’Aquila.
La splendida oasi sanitaria sorgeva vicina alla Basilica di Collemaggio.
Don Tullio, ne era il motore direttivo, anche tecnico-amministrativo.
Sulle alcune delle tante altre collaborazioni: nel 1975 un francobollo da Poste Italiane sulle “99 cannelle” (disegno e incisione di Eros Donnini);
nel 1980 la “Rocca di Calascio”, nella serie “Castelli d’Italia”;
nel 1984, per la 689ª Perdonanza, il disegno dell’“annullo filatelico speciale” con immagini stilizzate di Celestino V e della Basilica (28.08.1984), in occasione della mostra “Lettura filatelica di Celestino e dei suoi luoghi’ che allestiva nel Chiostro di Collemaggio, beneficiando dell’intervento dell’allora gloriosa Cassa di Risparmio dell’Aquila.
Mi sovvien… L’Aquila, “Perdonanza 1995”.
L’Amministrazione Comunale affidava al TSA (divenuto Teatro Stabile dell’Abruzzo) l’annuale ‘Festa’.
Il neo-Direttore utilizzava un logo precedentemente elaborato da Emidio Di Carlo.
Con l’indimenticabile Peppe Vespa, partecipava alla relazione e stampa di “L’Editoriale”: tutto sulla “Perdonanza 1995”.
Nello “speciale” Emidio Di Carlo continuava a chiedersi: “Perdono” o “Perdonanza”?
L’isola sonante è poi andata avanti;
ha annebbiato la facciata di Collemaggio, offrendo la ‘Bolla’ ai protagonisti del grande canto;
cantanti con tanto di cachet rispetto alle entrate dalle cantanti femminili che, nel 2009, di fronte ai danni procurati dal sisma sul territorio aquilano, misero prontamente i loro utili per il restauro del vecchio Ospedale di S. Giovanni da Capestrano.
A seguire, l’UNESCO ha inserito il “Perdono di Celestino V” tra i beni immateriali dell’Umanità”.
Pertanto, la “Bolla della spiritualità” ha fatto esplodere la “Bolla dell’acqua sonante” o che, per chi ha fantasia, ha mandato in aria la “Bolla dell’acqua salata”.
La “Perdonanza” va ripensata, vada pure in ‘gloria’ e lasci il campo libero al “Perdono”.
La campana di Collemaggio deve diffondere suoni diversi.