L’Aquila, collezione “Pellicciotti” andata in fumo
Ospitiamo una pacata riflessione del collega Emidio Di Carlo circa la storia aquilana della vicenda “collezione Pellicciotti”, dell’artista Tiziano Pellicciotti detto Tito.
Le “bande musicali” al tempo dell’arrivo e della ripartenza definitiva.
Mi sovvien…
Era l’anno 1990.
L’amico Sandro Fioravanti mi portava a Sassa, nel ‘bunker’ della Casa Irti.
Veniamo informati che un parente (noto collezionista di opere d’arte), residente a Pescara, aveva acquistato, nel corso degli anni, in molte aste nazionali, numerosi dipinti di Tiziano Pellicciotti (Barisciano 1871-1950).
Ora, il collezionista era giunto alla determinazione di donare le opere, al Comune dell’Aquila.
La città già disponeva di un importante Museo Civico che poteva essere incrementato.
Del resto (vale ricordarlo) L’Aquila poteva contare sull’arrivo e sulla preziosa opera di Giovanni Carandente che (Soprintendente ai BAAAS dell’Abruzzo, Umberto Chierici) si operò per l’istituzione del nuovo Museo Nazionale d’Abruzzo, nel Castello, inaugurato il 7 settembre 1951.
Il giorno successivo all’incontro in Sassa, salivo in macchina e, in compagnia dell’artista aquilana, Giuli Cococcetta, si andava a Pescara per incontrare Italo De Angelis.
Ero ansioso di conoscere tante opere del Pellicciotti; dell’artista conoscevo già qualche opera nel “Ristorante Tre Marie”.
Dovevo anche constarne l’autenticità delle opere, alcune ritenute prive di firma del maestro.
Alla vista, i dipinti risultarono eseguiti dalla stessa mano, tutti usciti dal pennello del Pellicciotti; salvo alcune opere sulle quali si poteva ‘leggere’ anche il ‘pennello’ di Carlo, il figlio, ugualmente bravo pittore, ma morto giovanissimo.
Tra un the e un pasticcino, De Angelis manifestava la sua intenzione: donare il tutto al Comune, ma… condizioni: realizzazione di una mostra, con catalogo, al Forte dell’Aquila; sistemazione della tomba dell’artista nel cimitero di Barisciano; inserimento delle opere nel Museo Civico.
Ci volle più di un anno perché il Comune – Sindaco Enzo Lombardi [1985-1992] – portasse a termine la donazione.
Per gli impegni da onorare, venne chiamato in causa il Consorzio dei Beni Culturali della Provincia dell’Aquila, Direttore Vladimiro Placidi.
Inizialmente, quest’ultimo, mostrò qualche difficoltà per la difficoltà nel dover reperire un critico d’arte.
La soluzione l’offrì Peppe Vespa (al tempo Direttore all’Accademia di Belle Arti dell’Aquila); gli fece notare che il critico era presente, lo aveva davanti.
Così venne chiamato in causa Emidio Di Carlo.
Ne derivò la mostra, “L’Ottocento di Tiziano Pellicciotti”, dal 4 al 30 agosto 1993, alla Sala Chierici del Forte Spagnolo dell’Aquila.
Si provvide alla relativa schedatura.
Venne redatto un apposito testo storico-critico.
Venne stampato il catalogo.
Non tutte le opere poterono essere riprodotte, alcune apparirono anche in bianco e nero.
Quanto al Sindaco Lombardi: dovette lasciare il ‘saluto’ dell’Amministrazione Comunale dell’Aquila a Giuseppe Placidi, eletto da qualche mese (28 febbraio 1993) e presto rimandato a casa (25 ottobre 1993).
La notizia della donazione delle opere di Tiziano Pellicciotti venne accolta con grande entusiasmo.
Tanto che la stampa quotidiana dedicava all’eccezionale evento storico intere pagine.
Mi sovvien…
“Il Tempo” – L’Aquila, il 19 novembre 1992.
Impaginati cinque testi a firma Marco Patricelli o sigla M.P..
Questi i titoli: “La nuova primavera di Tiziano Pellicciotti”, Quell’esordio-burla da “falsario”, Le opere, Passione e atto di amicizia, Mille giorni di Trattative per un “sì”.
Come vuole la regola dell’informazione dalla costa pescarese, nessun riferimento all’aquilano che aveva fatto da battistrada per la donazione.
Ciò che mancava pensò bene di provvedere il periodico “abruzzoaz 60” con il suo editore, diretto responsabile e critico d’arte.
Nel nr. Nr8/1993, a pagina 9, si poteva leggere: […. Non v’è dubbio che gli artisti abruzzesi hanno avuto un ruolo non certo secondario nella pittura dell’Ottocento.
A cominciare dai Palizzi, e in particolar modo da Filippo (Vasto 1818- Napoli 1899) e da Francesco Paolo Michetti (Tocco Casauria 1851 – Francavilla a Mare 1929).
E qui trascuriamo altri nomi; anche quello importante di Giuseppe Palizzi (Lanciano 1812 – Parigi 1888) la cui esperienza artistica fu espressa, in un secondo momento, nella Scuola di Barbizon, o di ‘Fontainebleau, nella quale usò il nome di Joseph. …. “Pittura di ‘genere’ o dal ‘vero’ che voglia intendersi, è certo che l’opera dell’artista (NdR. Pellicciotti) costituisce, oggi, un documento storico di estrema importanza, aiuta a capire le trasformazioni maturate nella società abruzzese-napoletana a cavallo dalla metà del nostro secolo…. La sua capacità di lettura del circostante lo spinge oltre il ‘vero’, dentro gli ambienti che frequenta e dal quale originano i diversi generi: le “Marine” al fianco dei pittori di Posillipo, gli ‘interni’ della sua casa di Barisciano, le scene di caccia sugli altipiani e sulle ‘selve’ del Gran Sasso.
Sollecitazioni derivano anche dagli eventi storici e a lui contemporanei; si pensi, ad esempio, alle opere del “periodo orientalista’, certamente legate alle conquiste italiane in Africa…]
Verso fino dicembre 1993, Walter Capezzali, direttore responsabile di “Provincia” (trimestrale dell’Amministrazione Provinciale dell’Aquila), otteneva e pubblicava un vasto excursus (dal Di Carlo) sulla mostra e l’opera di Tiziano Pellicciotti.
Nella circostanza il critico faceva riferimento a 80 opere (come prima donazione) e di altre 20 da concordare e aggiungere. In cambio: una mostra al Forte dell’Aquila, una strada da intitolare nel capoluogo, la sistemazione della tomba nel cimitero di Barisciano.
Stralciando dal testo: […Le opere esposte al Forte dell’Aquila – sottolineava Di Carlo – nell’insieme, hanno fatto chiarezza sulla varietà degli interessi figurativi di Tiziano Pellicciotti … la lezione dei grandi Maestri abruzzesi e molisani appare felicemente integrata … dal ‘segno’ veloce di Domenico Morelli (Napoli, 1826 -ivi 1901) in cui si avverte la pennellata impressionista, o dal policromismo di Mariano Fortuny (Reaus, Catalogna, 1838 – Roma 1874) che interessò larga parte degli artisti di area romano-napoletana …]
Mi sovvien…
Nel nr 11/2011 di “abruzzoaz 60” veniva scritto che il 30 ottobre, in Barisciano, con il patrocinio della Promozione Culturale della Regione Abruzzo, della Provincia dell’Aquila, del Comune di Barisciano e del Circolo Culturale “SpazioArte”……. si teneva, in Barisciano una tavola rotonda (Coordinamento Paolo Mingroni) su “Tiziano Pellicciotti e la Scuola Napoletana”.
Era appena passato un anno dal sisma del 2009 e le opere, continuavano ad essere nella casse dopo la mostra del 1993 al Forte dell’Aquila; casse depositate nell’autoparco comunale.
Tuttavia, qualcosa già stava bollire in pendola visto che venne richiesto al critico intervenuto a Barisciano la possibile documentazione posseduta.
Nel Palazzo Comunale dell’Aquila, l’incuria dei politici avrebbe procurato una brutta sorpresa sulla donazione.
Infatti, gli eredi dell’artista avviavano l’azione legale per entrare in possesso delle opere.
La richiesta venne infatti accolta per “inadempienza da parte del Comune dell’Aquila”: prima con sentenza del tribunale civile (nel 2009), poi della Corte d’Appello nel 2016, verbale di restituzione delle opere del 7 settembre 2020.
Al momento della restituzione agli eredi (Pierfranco Ventura, Luciano e Vittoriano De Angelis), la storia si tingeva di “giallo”: “sono spariti dieci quadri!”, tuonava Lelio De Santis, capogruppo di Cambiare Insieme al Consiglio Comunale dell’Aquila; dopo aver cercato (inutilmente?) di avere chiarezza su quanto verificatosi.
Si giunge al 1° agosto 2021.
Come vuole la regola, non poteva mancare la polemica.
L’attuale Sindaco, tale Pierluigi Biondi, in carica dal 28 giugno 2017, scarica la colpa della “perdita della Collezione Pellicciotti” sul suo predecessore, tale Massimo Cialente (in carica dal 2007 al 2017).
Purtroppo, Quest’ultimo è, ormai, senza mandato.
Non è più il Sindaco che aveva chiamato a far parte della sua Giunta, sottraendolo dalla ‘pensione’, un ex magistrato (prospettando che qualcuno potesse turbare la sua vita politico-amministrativa).
Oggi, però, le opere di Tiziano Pellicciotti sono state consegnate agli eredi.
L’Associazione “Il sito” di Barisciano, ha pensato bene di farle esporre nella Sala Consiliare del Comune, intitolato a “Falconio-Borsellino”.
Mi sovvien…
Nessun invito a Emidio Di Carlo alla mostra (8-13 agosto) che si è però avvalsa dell’ex direttore del ‘Munda, Mauro Congeduti.
Questi, il 5 agosto 2021, ha illustrato la figura dell’artista.
Oggi, gli eredi delle opere della Collezione possono gioire ,ma… quale sarà la loro fine?
Torneranno tra le offerte nelle case d’asta?
Ci sarà un nuovo Italo De Angelis pronto a rispondere alle ‘battute’?
Vi sarà una futura donazione?
Di certo, si può dire, che gli scranni dell’Amministrazione del capoluogo sono, da molti anni, preda delle seconde e terzo “linee politiche”, o di profittatori giunti dalla periferia e dall’esterno dalla città ansiosi di conquiste come ai tempi dei Longobardi, dei francesi, degli spagnoli o di Braccio da Montone.
Negli ultimi decenni nuovi ‘conquistatori’ sono stati conquistatori hanno preso d’assalto o con astuti inganni le sedi dei partiti politici, si sono impossessati o hanno creato istituzioni culturali di comodo, realizzando doppie indennità di carica in enti pubblici.
La nobile “Città della Cultura” si è trasformata in una terra di conquista, in una città oscurata sempre più della sua antica identità storica.
La sorte della “Collezione Pellicciotti” è uno dei tanti tasselli.
Essa giunge dopo la scomparsa del “Ristorante Tre Marie”.
Si ignora la sorte della Collezione che l’amico Paolo Scipioni aveva ceduto (sia pure in vendita e forse qualche clausola) alla Cassa di Risparmio dell’Aquila; stante l’inglobamento della Cassa aquilana da parte della BPER di Modena.
In precedenza, anche per tale collezione la documentazione, le foto e le schede delle opere firmate Emidio Di Carlo vennero messe a disposizione di Paolo Scipioni e (su richiesta) dell’architetto Renzo Mancini, all’epoca Soprintendente ai B.A.A.A.S. per l’Abruzzo che ne volle il riconoscimento in base alla Legge 1939/1089 poi 42/2004.
Verrebbe da pensare che una sorta di maledizione si abbatta sul lavoro del critico aquilano.
Nell’accaduto anche l’arrivo di un hacker (agosto 2019) che ha danneggiato “abruzzoaz 60” e il Circolo Culturale Spazio Arte (non profit), quindi le sue relazioni culturali e artistiche nazionali e internazionali.
Dopo la Collezione Pellicciotti toccherà vi sarà altra amara sorte magari per Casa Museo Signorini-Corsi di cui si potrà comunque parlare.
Anche se, per questo Museo non sono in corso rivendicazioni e azioni legali dagli eredi.
Pertanto, la donazione che prese vita nel corso di un lontano pranzo alle “Tre Marie” (nei primi anni Novanta, presente l’amico Scipioni) è al momento salva.
“Mi sovvien…”,
il complesso bandistico Città dell’Aquila, del fu Cav. Marinelli ci richiama a un’alterna musica speciale: “La Banda”, con la voci di Mina.
La famosa cantante s’era incontrata a L’Aquila, nelle feste serali alla ‘terrazza’, nella Piscina Comunale.
A quel tempo, Ermenegildo De Felice (per amici e allievi nelle specialità sportive detto “Gildino”), assessore comunale, si trasformava in semplice operaio, pur di far brillare di pulito il complesso sportivo.
Con il suo canto, Mina sembra ci mette in linea con la nuova era De Amicis, con la città musicale senza frena; tanto a fare espatriare la musica della “Barattelli” di Nino Carloni. Spazio, allora, a “La Banda”, alla musica popular brasileira di Chico Buarque de Hollande del 1967: “Una tristezza così / non la sentivo da mai / ma poi la banda arrivò / e allora tutto passò”.