L’Aquila, arte di Tiziana Iafrate nel cortile di Palazzo Natellis-Lopardi
Le predisposte manifestazioni civili e religiose nel 728° anno dell’evento giubilare di Celestino V sono giunte al termine. Per volere di Papa Francesco, il “Giubileo del Perdono Aquilano” permarrà fino alla 729ª scadenza, ossia sino al 2023. Va detto subito che la macchina organizzatrice laico-comunale deve la sua fortuna odierna alla Curia aquilana e al Cardinale Petrocchi che è stato il vero artefice della Festa Cristiana del Perdono nel 2022.
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Ciò che resterà nella memoria dei tre giorni vissuti (dal 26 al 28 agosto) tra Piazza Duomo e il Piazzale di Collemaggio, non è solo l’immagine di un Papa che viene sollevato dalla sedia a rotelle, che “bussa alla Porta Sacra”, chiede l’apertura e il suo transito e, a seguire, quello per il popolo cristiano. Infatti, c’è di più. Ci sono stati momenti di grande entusiasmo popolare e nuovi spettacoli musicali e teatrali sulle piazze. Anche molti palazzi settecenteschi nella vecchia città hanno affisso agli ingressi manifesti su quanto offerto all’interno, dal cortile ai piani superiori. Pertanto, sono state fruite mostre di fotografia, pittura, scultura, eventi teatrali o di complessi musicali, presentazioni di libri e tant’altro immaginabile nella gran festa della “Perdonanza”.
Nel bel cortile del Palazzo Natellis-Lopardi non poteva mancare l’appuntamento con le arti: pittura, scultura, fotografia, poesia. Questo e altro si è avuto nella mostra-evento “Impressioni ed emozioni” dell’artista aquilana Tiziana Iafrate. Nella circostanza, dopo aver preso atto di un antefatto del 2014, “Il caos”, uno “studio” impregnato di aspetti grafico-pittorico-formali, il critico d’arte Emidio Di Carlo così ha scritto nel grande pannello introduttivo che ha accompagnato le opere esposte: «Se è vero che la creatività artistica permane nel trascorrere del tempo, l’esperienza portata avanti da Tiziana Iafrate induce a una riflessione sull’arco temporale in cui si manifesta e dipana la sua arte. Difatti, se si analizzano gli elaborati dagli anni 2017 al 2022, si palesa un percorso che, impropriamente, può essere ritenuto figurativo, anche se appare realistico nei dipinti o nei bassorilievi dove la materia esplode, si espande, si stratifica, si solidifica, incalzata da tensioni emotive che inseguono gli accadimenti terrestri e le astrazioni spirituali galattiche».
A seguire, il testo critico analizza le singole opere, rilevando come, già nel titolo, esse lasciano trasparire le motivate urgenze creative: “Vulcano”, “Verso il baratro”, “Materia viva”, “Il sogno”, “la notte”, “Trittico informale”, “Realismo formale”, “La città fantasma”, “Il cosmo”, “6 aprile”, “Angeli”, “Girasoli”, “Tulipani”, “Croce floreale”. «Le opere raccolte nella mostra – ha detto il critico d’arte – offrono un linguaggio critico-simbolico nel vissuto quotidiano umano e spirituale dell’artista che s’arresta, impietrito, nella ricostruzione del “6 aprile”; tornando a risorgere con la bellezza creativa del mondo floreale e dalla sollecitazione spirituale che incalza negli ultimi quattro dipinti».
Nel cortile del Palazzo Navelli, la mostra è stata anche arricchita con la lettura delle poesie di Francesco Cristiano Bignotti, da parte di Veronica Bernabei, Rita Pelliccione, Virginia Rosa; tutte accompagnate dal violino di Lorenzo Gianfelice.