Louvain La Neuve, Abruzzo presente in Belgio al Centre d’Histoire des Religions Card
Riportiamo in questo articolo un resoconto di un convegno di archeologia ittita, egiziana, greca e romana, tenuto in Belgio, a cui hanno partecipato convegnisti da tutto il mondo. Si è parlato, grazie alla prof.ssa aquilana Stefania Di Carlo, anche di un paesino abruzzese della valle subequana, e precisamente di Castelvecchio Subequo, ad ascoltare c’erano moscoviti, francesi, belgi, tedeschi, svizzeri, cecoslovacchi e italiani.
L’appuntamento scientifico è stato tenuto in onore degli 80 anni del massimo esperto di storia degli Ittiti, il Prof. René Lebrun, punto di riferimento a livello mondiale, che tra l’altro ha scavato in Anatolia.
Accademici e ricercatori internazionali indipendenti sono stati invitati a presentare lo stato delle loro ricerche sui sistemi religiosi dell’antichità del Vicino Oriente e del Mediterraneo che erano scanditi da feste e sagre, organizzate in onore di una divinità, alla quale poteva essere dedicato un periodo dell’anno o in occasione dell’inaugurazione di un tempio o di un monumento religioso.
Lo scopo di questo simposio è stato quello di riunire le comunicazioni più recenti su queste feste che si svolgevano nel Vicino Oriente antico (Elam, Mesopotamia, Levante) così come nell’area Egeo-Anatolica, dall’Età del Bronzo recente (2000 a.C.), o più in generale l’area mediterranea fino al periodo greco-romano. Di seguito un breve resoconto dell’incontro.
Saranno presto pronti e dati alla stampa per le edizioni Brepols gli Atti del convegno che si è svolto nei giorni 1-3 dicembre a Louvain La Neuve (Belgio) presso il Centre d’Histoire des Religions Card. Julien Ries dell’Université Catholique, sul titolo “Les festivals religieux dans l’Antiquité proche-orientale et méditerranéenne”. Promosso anche dal GLOR (Études Grecques Latines Orientales), dall’Institut Réligions, Spiritualités, Cultures, Societés, dall’Institut Orientalistes de Louvain, dall’INCAL (Institut des Civilisations, Arts et Lettres), dalla “Societas Anatolica”, dal Centre Assyriologique Georges Dossin, vi ha partecipato anche la Prof.ssa Stefania Di Carlo docente dell’ISSR “Fides et Ratio” dell’Aquila, aggregato alla Pontificia Università Lateranense, che ha proposto un suo recente studio sulla valle subequana. Il titolo è stato tutto un programma: “Dal culto di Ercole alla venerazione di Sant’Agata. Le acque sacre di Superaequum (attuale Castelvecchio Subequo)”. La docente ha mostrato i ritrovamenti archeologici dell’antica Superaequum ivi compresi le statuette bronzee di Ercole, la fonte di Sant’Agata e gli annessi ruderi della chiesa, dimostrando la continuità dal culto pagano con quello cristiano legato alla martire catanese. Si è soffermata anche sugli aspetti antropologici e sul rituale delle “pagnottelle a forma di seno”, benedette, bagnate nelle acque sacre e assunte per scacciare il mal del secolo attraverso immagini fornite dal fotografo Fernando La Civita.
Ma veniamo agli altri convegnisti provenienti da Francia, Cecoslovacchia, Italia, Paesi Bassi, Russia che hanno presentato i loro interventi sul Vicino Oriente antico, sull’Anatolia ittito-luvita, sul mondo greco-romana, sul Mediterraneo tout court.
Claire Barat dell’Université Polytechnique Hauts-de-France di Valenciennes si è soffermata sul “culto di Serapide a Sinope in Turchia all’epoca ellenistica”, ovvero sul più antico tempio del dio sopra menzionato in Anatolia, datato IV secolo avanti Cristo e scoperto durante gli scavi tedesco-turchi tra il 1951 e il 1953. Claire Barat, direttrice del sito archeologico di Porsuk – Zeyve Höyük, in Cappadocia meridionale, ha sottolineato, in un secondo intervento, il suo lavoro tra il 2017 e il 2022 ma ripercorrendo anche le circostanze della scoperta del sito, il ruolo di Emmanuel Laroche, Olivier Pelon, Dominique Beyer, René Lebrun. Nello specifico ha mostrato le azioni volte alla conservazione del sito con mattoni in terracotta.
Étienne Bordreuil dell’Università Cattolica di Lovanio si è interessato ai “testi rituali in lingua hurrita e ugaritica alla fine del bronzo recente”.
Hadrien Bru dell’Université de Franche-Comté si è concentrato sulla “Pantheia in Anatolia greco-romana”, sottolineando santuari, mesi e feste chiamate “Pantheia”. Lo studioso si è occupato della documentazione epigrafica e letteraria.
Christian Cannuyer dell’Université Catholique de Lille ha svolto “l’annuncio delle feste nell’Egitto antico” che era per il clero un dovere imperativo. All’uopo è partito da un approccio lessicografico.
Olivier Casabonne della Societas Anatolica ha indagato il tema “vergini e prostitute sacre a Zela nel Ponto e a Venosa in Cappadocia”, partendo dal culto della dea persiana Anahita.
Yangming Chang dell’Università Cattolica di Lovanio ha trattato “State theology during the reign of Untas-Napirisa: obserevations on royal inscriptions”.
Chaja Duerrschnabel della Masarykova Univerzita di Brno e Alexandre Solcà della Societas Anatolica hanno esposto “le formule rituali di protezione legate alla nascita e alla maternità nelle civiltà dell’Anatolia e anche nel mondo assiro-aramaico”, dimostrando come l’uomo si sia da sempre preoccupato del momento in cui emette il primo vagito.
Didier Laroche dell’École Nationale Supérieure d’Architecture de Strasbourg, ha illustrato con un power point attraente e interessante “i cortei e le processioni nei santuari greci di Delfi in Grecia e di Euromos in Caria”, concentrandosi non solo sugli edifici scoperti come luoghi privilegiati dei riti e dei sacerdoti, ma rilevando soprattutto l’importanza degli spazi vuoti utili a spiegare la partecipazione di folle enormi e i lunghi percorsi processionali.
Jan Tavernier dell’Università Cattolica di Lovanio ha tratteggiato “il mazeah, ovvero il sistema di controllo sociale sull’ubriachezza nel mondo ovest-semitico”, usando fonti ugaritiche e testi biblici.
Marie-Claude Trémouille dell’ISMEO ha riferito sulla “portata economica, politica e sociale delle feste”, soffermandosi anche sull’importanza del banchetto nel corso delle feste antiche.
Étienne Van Quickelberghe dell’Università Cattolica di Lovanio si è espresso sulle “celeberrime feste nella città ittita di Samuha”, in onore della dea Ishtar.
Jacques Vanschoonwinkel dell’Université Côte d’Azur ha presentato, con l’ausilio di un power point, l’”affresco miniatura di Thera a cinquant’anni dalla scoperta”, nello specifico ritrovato a Akrotiri, dimostrando come tale affresco abbia dinamizzato la futura pittura murale nell’Egeo.
Vismara Novella dell’Università di Milano-Bicocca et Éric Raimond dell’Université de Versailles Saint-Quentin hanno proposto un’analisi di alcune monete trovate in Licia al fine di ricostruire la storia religiosa del territorio, senza l’ausilio dell’epigrafia. Sempre Éric Raimond dell’Université de Versailles Saint-Quentin ha poi trattato delle “origini di Apollo nelle fonti scritturali”, anche riprendendo gli studi di Mircea Eliade e Georges Dumezil. Alexandre Solcà della Societas Anatolica e Éric Raimond dell’Université de Versailles Saint-Quentin hanno, poi, approfondito “la figura di Sarpedonte in Creta e in Licia”, ma concludendo anche con i riferimenti omerici.
Willemijn Waal dell’Università di Leiden si è soffermato su “Nore more beating around the bush: A new interpretation of Hittite (gis)hāhhall-“.
Stefania Scotti dell’Université Bordeaux Montaigne ha posto la sua attenzione su “Tibur con eroi fondatori e leggende”, usando le fonti latine, greche, etrusche e romane.
Dmitriy Simonov dell’Università Statale di Mosca e Alexandre Solcà della Societas Anatolica hanno trattato “i criteri dell’ornitomanzia nei testi rituali dell’Anatolia e loro parallelo con il mondo greco e romano” con l’obbiettivo di sottolineare ulteriori comparazioni indoeuropei.
Natale Spineto dell’Università di Torino ha svolto il tema “Tempo sacro secondo le leggi. Per un’antropologia delle feste nel mondo greco”. Ha precisato come, durante le feste dedicate a Dioniso, l’equilibro tra identità e alterità dell’ordine quotidiano ateniese si rompesse e vi si introducevano performances drammatiche che vi trovavano il giusto spazio e la loro giustificazione.
Lauriane Locatelli dell’Università Lumière Lyon 2 ha precisato “Ares Kiddeudas: ricordo d’Iyarri?”.
François Michel dell’Université Bordeaux Montaigne ha mostrato, attraverso l’epigrafia, come “la Corsica fosse personificata e deificata”
Valerio Pisanello dell’Università di Verona ha trattato “Observations on the Hittite festival of Sarissa (CTH 636)”.
Il convegno si è concluso con il brillante intervento del Prof. René Lebrun, emerito dell’Università Cattolica di Lovanio, cui hanno reso omaggio tutti i convegnisti, che ha approfondito alcune feste ittite presidiate dalla regina ittita dal XV al XII secolo avanti Cristo. Quello belga è stato un convegno che ha fatto dimenticare le barbarie umane del mondo d’oggi, essendo all’insegna della fraternità dei popoli.
Gli atti di questo colloquio saranno pubblicati nella collana Homo Religiosus, Serie II, Brepols, Turnhou.
Luciano Di Giulio