L’Aquila, mostra itinerante diffusa “Panorama”
Dopo Procida e Monopoli, la mostra “Panorama” approda a L’Aquila. Come mai questo nome romantico da cartolina e di cosa si tratta? Una mostra diffusa, perché va ad animare la comunità e il territorio in quattro intense giornate, insediandosi outdoor o all’interno di palazzi storici e residenze private, in luoghi sia iconici che popolari come pasticcerie e forni, templi della cultura, biblioteche, librerie (la Polarville), negozi di dischi.
Itinerante perché dal 2021 sposta la sua sede creando un percorso a tappe e rivelando aree a volte segrete e inaccessibili. Panorama è promossa da ITALICS, prima rete istituzionale di gallerie d’arte attive in Italia, e questo settembre ha convolto 62 artisti sostenuti da 56 gallerie d’arte contemporanea e moderna di alto calibro. La curatela è passata da Vincenzo de Bellis, nuovo direttore di Art Basel, alla raffinata Cristiana Perrella. I luoghi non sono stati selezionati come semplici contenitori, al contrario sono risultati complementari, integrando il valore e il significato delle opere e dalle quali, a loro volta, non sono stati schiacciati o strumentalizzati.
Come ci ricorda il titolo dell’opera di Alek O.: “Si parte dallo striscione di Nannucci che sorvola la città e ci invita “Let’s talk about art” secondo un approccio il più possibile universale, nonostante il giorno della fine non ti servirà l’inglese: sculture in materiale organico, lo zucchero, esposte nella vetrina del Caffè Fratelli Nurzia, celebre per il torrone.
Anche Luca Trevisani “ci prende per la gola” con il suo panpestato che reca l’impronta della scarpa dell’artista.
Se Gianni Caravaggio sventola la Bandiera naturalizzata e rievoca i colori del Gran Sasso, Massimo Bartolini inonda di musica l’Oratorio di Sant’Antonio dei Cavalieri de Nardis grazie a un pozzo-organo che dialoga con uno strumento musicale affine costruito nel 1651.
Nel cortile di Palazzo Nardis l’installazione dell’abruzzese Lucia Cantò, con i suoi vasi-cisterne, cuce emozioni e angoli di cielo, mentre al piano superiore spicca il dipinto di Piero Golia from Ritratto di Giulio II.
Nella bottega Stile Novecento l’opera di Jacopo Benassi, con cinghie che ricordano quelle sugli sfiancati palazzi aquilani, è un gioco di delicati equilibri come la performance musicale di Darren Bader nello studio di Marcello Mariani, tra elmetti gialli e impalcature.
Paolo Icaro nel cortile del MAXXI con il Sogno dello Spigolo, sdraia una sbarra di acciaio inox e la adagia alle estremità su comodi cuscini, in attesa di sollevarsi per ricostruire.
A Palazzo Rivera infine, i dipinti di Vincenzo Schillaci, le canape intrecciate di Cristiano Bianchin e il dialogo del neon di Yael Bartana Patriarchy is History con la scultura di Ambrogio Borghi La Chioma di Berenice regina d’Egitto e la Vergine Orante di fine Settecento di Vincenzo Castellini.
Particolare plauso va all’opera con i 100 citofoni di Davide Monaldi e all’installazione Never Be My Friend di Beatrice Marchi che fa l’occhiolino a una scultura napoletana del 1660-80, Diavolo o Angelo ribelle cadente.
tratto da TELESCOPE | racconti da lontano #174