Teramo, Berardo Rabbuffo, propone il recupero della Casa estiva del Vescovo
Riceviamo in redazione una nota dalla città di Teramo a firma di Berardo Rabbuffo in cui si propone il recupero e la valorizzazione della casa estiva del Vescovo risalente al 1400.
Qui di seguito proponiamo il suo intervento.
“Nell’ottica di evidenziare, preservare e valorizzare il patrimonio storico e artistico della nostra città, presupposto indispensabile per ogni possibile e auspicabile declinazione turistica, in un mio recente intervento in Consiglio Comunale ho portato all’attenzione la ” casa estiva del Vescovo” (così come è menzionata in alcuni documenti storici). Si tratta di un edificio che si affaccia su Via Guido II e già la toponomastica evidenzia l’appartenenza, di quelle terre, al Vescovo-Conte della città. Di tale edificio è fatta menzione anche nel Palma e nel Muzii per essere stato, l’edificio medesimo, contesto di importanti eventi della storia teramana: lì sostò, nel 1514 la Regina Giovanna d’Aragona per pregare, prima di fare il suo ingresso trionfale a Teramo, da Porta Reale; e proprio da quel luogo, le piane del Vescovo, il 17 novembre 1521 le truppe di Andrea Matteo III Acquaviva d’Aragona assisterono attoniti al Miracolo di S. Berardo e della Madonna delle Grazie che apparvero sulle mura teramane per fermare l’esercito invasore.
Attualmente l’edificio versa in condizioni di degrado e incuria, degrado e incuria che comunque lasciano ancora vedere ed ammirare la loggia, il portale, la finestra rinascimentale con le modanature in travertino a riprova della dignità dell’edificio e del luogo: ricordiamo che a un centinaio di metri da lì fu ritrovata la “Venere pudica “.
Dunque la “Casa estiva del Vescovo”, oltre che essere testimonianza storica, assume valore di elemento cardine che ricollega il quartiere Stazione, sito al di fuori delle storiche mura cittadine, alla storia di Teramo qualificandolo a pieno titolo insieme alla fontana “Picette” , altro reperto storico del quartiere, come luogo della memoria urbana, cosa peraltro evidente nella narrazione che emerge dalla toponomastica: via Guido II, Fonte della Regina Giovanna, Orti dell’Acquaviva, rimandi espliciti alla nostra storia.
Ho chiesto pertanto in Consiglio, che si accerti la proprietà dell’edificio, allo scopo di acquisirne la disponibilità al patrimonio comunale e che si effettui una visita ispettiva della Sovrintendenza allo scopo di apporre sull’edificio un vincolo-artistico nel nuovo PUC, in vista di un futuro restauro e di una sua doverosa valorizzazione”.