24 Novembre 2024
Arte e CulturaRubriche

Ortisei, 9^ edizione Biennale Gherdëina Parlamento delle Marmotte

In questo articolo riportiamo un estratto dall’introduzione di Lorenzo Giusti nella Guida della 9^ edizione della Biennale Gherdëina “The Parliament of Marmots” curata da Lorenzo Giusti con Marta Papini come curatrice associata in corso fino al 1° settembre 2024 a (Bolzano), nella cornice unica delle Dolomiti e della Val Gardena
“Il “Parlamento delle marmotte” è il nome assegnato negli anni Cinquanta del Novecento all’anfiteatro naturale sull’Alpe di Fanes, in Val Badia, dove, ancora oggi, nonostante la presenza umana, vivono numerosi roditori. La regione sotterranea dove, secondo le leggende ricostruite da Wolff, si sarebbero ritirati gli ultimi dei Fanes si trova invece nei pressi del Lago di Braies, nell’omonima valle, laterale della Val Pusteria
La leggenda dei Fanes – uno dei più affascinanti miti ladini delle Dolomiti, ricostruito all’inizio del XX secolo dallo scrittore austriaco Karl Felix Wolff – racconta le vicende di un popolo mite e pacifico, il cui regno si estendeva oltre le sette montagne, ai confini del mondo. Il segreto della prosperità di questo popolo risiedeva nell’alleanza con le marmotte, di cui i Fanes potevano dirsi discendenti, poiché tra quegli animali – affidata loro dall’Anguana, la ninfa dell’acqua – era cresciuta Moltina, la loro prima antenata. Quando l’alleanza fu rotta a causa di una principessa vergognosa del patto con gli animali, i Fanes andarono incontro a sventure e conflitti che portarono presto al declino del regno. I pochi superstiti si recarono allora in un antro sotto le rocce, dal quale, ancora oggi, insieme alle marmotte, attendono che suonino le trombe argentate che ne segnaleranno la rinascita”.

*. “Le credenze alla base delle leggende dolomitiche hanno radici profonde, che affondano nei tempi della protostoria, nel momento del passaggio dai piccoli gruppi di cacciatori e raccoglitori alle prime comunità organizzate di allevatori e agricoltori. Sono strutture totemiche che raccontano il complesso rapporto di queste società arcaiche con il tema dell’anima, della cui presenza sono pervase tutte le principali entità della natura vivente nella sua dimensione più libera e selvaggia.
Ma cosa significa oggi “essere selvaggi”?
Dove possiamo ancora riconoscere una qualche forma di libertà naturale, in un pianeta in cui non esistono più luoghi incontaminati?
E quale insegnamento possiamo trarre da queste realtà?
Quali spazi le rovine del capitalismo riserveranno alla natura selvaggia?
Quali possibilità di vita e quali forme di sopravvivenza?
Tutte queste domande hanno orientato il progetto di Biennale Gherdëina 9 e – in modalità, traiettorie e temporalità diverse – il lavoro degli artisti e artiste chiamati a parteciparvi. Traghettato nel nostro tempo, l’archetipo dell’alleanza con le marmotte apre una riflessione sulla rottura dell’equilibrio interspecie perpetrata dalla civiltà contemporanea. Dall’analisi del nostro rapporto con gli animali non umani possiamo comprendere molto della più generale crisi del patto umano con la natura nella sua interezza, ma anche delle forme di discriminazione, controllo e violenza che affliggono la specie umana al proprio interno”.

*. Cfr. Ulrike Kindl, Raccontare le origini, in Nicola Dal Falco, Miti ladini delle Dolomiti. Ey de Net e Dolasìla, Palombi editore, 2012, pp. 199-258

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