16 Settembre 2024
Arte e CulturaRubriche

Cittaducale, il canto gaudioso e schietto di Enrico Di Sisto

Un’esposizione degna del suo autore è quella che si sta tenendo a , che fu per molto tempo l’ultimo paese della città dell’Aquila, prima del suo accorpamento alla città di .
Enrico Di Sisto non ha, infatti, bisogno di presentazioni. È un artista che ha fatto propri vari assunti artistici, frutto di maestri quali Remo Brindisi, Renato Guttuso, Aligi Sassi e Giorgio De Chirico, ma anche i fermenti tipici di un territorio che ha dietro una lunga e gloriosa storia. Non a caso l’anno scorso l’artista ha regalato al Comune di residenza un’enorme tela in cui ha congiunto il Palazzo di Madama Margherita d’Austria e altri ambienti cittadini con due immaginari nobili locali, segnalando l’amore della figlia di Carlo V alla terra “abruzzese”.
È proprio la microstoria il “file rouge” dell’opera di Di Sisto. Lo si evince dai titoli di alcune opere “Acqua azzurra acqua chiara” e “I giardini di marzo” in cui ha riproposto l’indimenticabile Lucio Battisti, originario di Poggio Bustone, oppure “Madonna di Montequarto”, opera legata alla devozione per l’edicola posta in campagna che ha salvato la gente di Cittaducale dai bombardamenti degli Alleati durante la seconda guerra mondiale, oppure “Un Dio che è morto”, in cui ha rievocato il sisma di Amatrice associato in immagine a quello dell’Aquila.


Meramente affettiva è invece “Cittaducale. Piazza del Popolo”, un’opera in cui l’ex Assessore alla Cultura per innumerevoli anni, Enrico Di Sisto, rintraccia l’anima della cittadina, il cuore di un abitato in cui ancora oggi si rievoca il passato angioino.
Di ampio respiro sono opere come “Il giorno delle libertà” in cui ha rievocato il momento epocale della caduta del muro di Berlino e la ritrovata coesione del popolo tedesco nonché “La Gioconda” e “Michelangelo e la Pietà”. Queste ultime due opere sono un chiaro omaggio a grandi artisti del Rinascimento italiano, rivisitati con l’attenzione alla realtà in cui Leonardo e Michelangelo vissero.
Dulcis in fundo, piace soffermarsi sull’opera “Papa Francesco”. Nel volto di Sua Santità, Enrico Di Sisto rivela il gusto per la descrizione ma anche, con giusta luce e acume senso critico, la serenità di un pontefice che fa palpitare i cuori con le Encicliche “Fratelli tutti” e “Laudato si’”. L’uomo è a disagio sulla Terra e il Pontefice, incedendo – come nel quadro di Di Sisto – di fronte al fruitore dell’opera pare porre le grandi domande che impongono responsabilità e concretezza. Infatti, anche l’opera “Un Dio che è morto” non implica, come ha detto Nietzsche, l’abbandono della fede, quindi non fotografa con la pittura il sentimento sfuggente della vita; è, invece, esaltazione della speranza dell’imprevisto che arricchisce l’animo.
Del resto, tale “kairos” (tempo propizio) diverso da “chronos” (tempo cronologico) è evidente anche nelle altre opere della mostra di Cittaducale che sono un omaggio a Venezia per il suo Carnevale e le gondole, alla Colombina con donna in abiti tradizionali, alla natura (vedasi “Rose e farfalle”) e alla danza (vedasi “Il volo della danza”).
Per Di Sisto ogni momento della vita è poetico giacché lo è nella sua essenza.

Emidio Di Carlo

Vuoi ricevere le notifiche da TG Roseto? Accetto No grazie