Leonessa, presentazione due dipinti Caravaggio
Leonessa, la Città d’Arte della provincia di Rieti, con le giornate dedicate a Michelangelo Merisi (il Caravaggio) partendo da due opere perdute e realisticamente ritrovate nell’opera di un artista, Massimo Bigioni, nonché del lungimirante mecenate di Leonessa, il collezionista Giuseppe Rauco.
Dopo “La Natività” è nuova concretezza l’opera “San Matteo e l’Angelo”.
Ad entrambe è toccata un’alterna amara sorte: la prima è stata oggetto delle attenzioni della mafia di Palermo e se ne ha certezza nell’eccezionale ricollocazione fotografica nell’Oratorio di San Lorenzo;
la seconda è stata trafugata e passata in più mani, giungendo ad un Museo in Berlino, dove è stata distrutta dalle bombe nella seconda guerra mondiale; di quest’opera si conserva solo una foto in bianco e nero.
Per la presentazione di entrambi i ‘dipinti ritrovati’ è stato chiamato il critico d’arte aquilano, Emidio Di Carlo, che da molti anni segue il lavoro dell’artista di Leonessa.
Queste le parole del critico aquilano Emidio Di Carlo, con cui ha destritto i due lavori.
“Tutta l’opera del Bigioni racchiude un cammino che affonda le proprie radici nella cultura popolare: prima con l’attenzione sui suoi Santi locali (S. Francesco, San Matteo, San Giuseppe da Leonessa) quindi sollecitata e addentrata nel linguaggio caravaggesco.
Dalla conoscenza, all’attrazione, allo studio sull’opera del Caravaggio, Bigioni ha avuto l’opportunità di ricostruire, soprattutto la storia e le sorti toccate a due importanti opere dell’artista milanese.
Sulla tela, rispettosa del formato nel passato, ha ricostruito quanto era o è stato oscurato nel trascorrere del tempo.
Nella “Natività” aveva potuto contare sull’immagine dell’opera originaria scomparsa, già ricomparsa nella felice traduzione cromatica digitale, collocata nella Cappella in San Luigi dei Francesi in Roma;
nel “San Matteo e l’Angelo”, oltre al disegno accurato in ogni dettaglio, Massimo Bigioni ha dovuto interpretare i valori tonali del bianco e nero della foto ricevuta, ricavandone, da autentico da esperto chimico, la materia cromatica espressiva; un cromatismo che ha poi verificato attraverso il secondo conosciuto dipinto, sullo stesso soggetto, che ha realizzato il Caravaggio.
Poiché si è nella prima versione del “San Matteo e l’Angelo”, non va ignorata una certa affinità tra gli “attori/attrici” nel Bigioni e la scelta dei personaggi nel linguaggio caravaggesco.
Nel Merisi, si ha una scena di umanità terrestre: Matteo è un vecchio contadino e l’Angelo esplicita lineamenti femminili.
Ciò fa capire la ragione della rimozione dell’opera dalla Cappella Contarelli, quanto la ‘caparbia’ sostituzione da parte dell’artista, in cui si attenua lo spietato realismo della scena precedente offrendo una nuova versione con più consone espressioni figurative dell’evento religioso.
Tutto questo interessa la storia.
Per l’artista di Leonessa si è al cospetto di due storie a lieto fine su due opere che si ritenevano perdute ma che sono tornate alla vista con una nuova creatività destinata ad arricchire una collezione che vede protagonista un artista capace di richiamare l’attenzione verso e oltre la poetica caravaggesca”.