Blasioli, interrogazione su mancata proroga della “zona rossa” vestina
Sta diventando una telenovela triste la travagliata storia della zona rossa vestina, rimossa dal Presidente Marsilio con l’ordinanza di qualche giorno fa – lamenta il consigliere PD Antonio Blasioli – : non sappiamo perché, malgrado i dati sanitari fossero allarmanti dall’inizio, sia stata istituita con tanto ritardo; non sappiamo cosa sia stato fatto dalla Regione delle attività annunciate in termini di prevenzione e cura all’interno del suo perimetro; né in base a quali dati la zona rossa non sia stata prorogata, considerato il permanere dei contagi e le istanze presentate dai sindaci prima, durante e dopo le restrizioni.
Per queste ragioni e visto che malgrado le tante domande, una risposta ufficiale, peraltro dovuta dalla massima istituzione del territorio ai suoi amministrati, non è arrivata, ho presentato un’interrogazione a risposta scritta, recependo tutti i quesiti raccolti fra amministratori, categorie, sanitari, voci importanti del territorio vestino”.
“Ci chiediamo su cosa si basino le decisioni della Regione – incalza Blasioli – visto che durante il periodo di vigenza dei provvedimenti di “zona rossa” e nonostante le esternazioni di Marsilio a mezzo stampa: non sono stati messi a punto o effettuati screening epidemiologici nelle popolazioni coinvolte dalle misure e così non si ha un quadro chiaro della diffusione del virus all’interno di queste comunità. Inoltre le istituzioni locali hanno lamentato più volte ritardi nell’esecuzione e lavorazione dei tamponi prelevati a cittadini residenti nella zona che quindi aggraverebbero l’indisponibilità di dati su cui basare decisioni di revoca dei provvedimenti di istituzione della “zona rossa”. Almeno la fotografia della situazione era dovuta, perché le misure prese hanno avuto una ricaduta pesante sul territorio vestino, che non ha ricevuto né sostegni economici, né agevolazioni peraltro chieste da amministratori e produttori locali. Anzi, nonostante la Regione avesse stanziato fondi e misure a sostegno delle famiglie e potesse aiutare le zone rosse, non solo ha tardato nella nomina del comitato tecnico scientifico che avrebbe permesso all’Ente di agire per gli aiuti a questa zona, secondo quando contenuto nella legge Cura Abruzzo, ma Sospiri e Marsilio hanno utilizzato questa emergenza nell’emergenza per una sterile polemica contro il Governo che aveva già fatto arrivare alla popolazione i suoi sostegni”.
Tanti gli altri quesiti posti, prosegue Blasioli:
a cominciare dalle motivazioni del ritardo dell’attuazione della zona rossa vestina scattata solo il 25 marzo 2020, anche se a fondare la restrizione è lo stesso documento della ASL di Pescara che aveva fondato la richiesta di zona rossa per Elice.
Si chiede inoltre il perché nella perimetrazione non sia stata seguita la direttrice Città Sant’Angelo – Loreto – Penne, indicata dalla ASL, escludendo dal provvedimento Comuni come Loreto e Città Sant’Angelo.
Quali siano i dati e le informazioni epidemiologiche su cui hanno valutato e quali screening abbiano compiuto durante le restrizioni, come la Asl di Lanciano, ad esempio, ha fatto a Caldari specificando bene le ragioni;
Se tali studi saranno svolti ora per la Val Fino, finché resta il provvedimento e come chiedono i sindaci.
Quali protocolli, quanti tamponi e attività preventiva siano stati svolti all’interno dell’ospedale San Massimo di Penne, focolaio del contagio sia per la popolazione che per gli operatori sanitari.
E, una volta operativo il Covid Hospital di Pescara, come le due strutture interagiranno nella gestione e nel trattamento dei pazienti contagiati considerato che, ad oggi, il presidio ospedaliero San Massimo opera quale centro Covid e che tale scelta ha comportato lo spostamento temporaneo di alcuni servizi in precedenza attivi all’interno dello stesso.
“Servizi, questi ultimi – conclude Blasioli – che dovranno essere ripristinati, specie chirurgia e ortopedia, anche se ad oggi non ci è dato sapere quando, visto che l’annunciata riorganizzazione della rete ospedaliera che avrebbe dovuto qualificare il P.O. San Massimo quale ospedale di base con sede di pronto soccorso, è ancora tutta sulla carta e negli annunci snocciolati in queste settimane dall’esecutivo regionale”.
riceviamo e pubblichiamo da
consigliere PD Antonio Blasioli