L’Aquila, con Tonino Di Roberto a Spoleto Festival Art
L’Aquila presente con l’artista Tonino Di Roberto allo Spoleto Festival Art. Il nero e il verde sono i colori del gonfalone e dello stemma della Città nella quale campeggia un’aquila che vanta un terzo colore: giallo oro. Quest’ultimo anche negli artigli, nel becco e …. nella corona posta su quell’IHS che ha nei lati il motto: IMMOTA MANET.
Questo nel gonfalone della città del “99” (proliferandovi: chiese, fontane, piazze). Lo stendardo dell’Aquila è tornato a sventolare nella mostra “Spoleto Art Festival 2022”. L’appuntamento spoletino non è, però, quello musicale del “Festival dei Due Mondi” a suo tempo ideato da Gian Carlo Menotti, iniziato il 5 giugno del 1958 con il “Macbeth” di Giuseppe Verdi, diretto da Thomas Schippers, con la regia di Luchino Visconti. Oggi è il “Festival”, anzitutto, del mondo dell’arte visiva contemporanea.
Il legame musica-arte visive si presentava capovolto nel capoluogo d’Abruzzo: arte visiva – musica. Nell’immediato Dopoguerra, nel 1946, L’Aquila organizzava il primo concerto con lo storico “Gruppo Artisti Aquilani”, nella “Sezione Musica”. L’”Avvocato” (Nino Carloni): ideò e costruì la casa musicale che, nel trascorrere del tempo, divenne il grattacielo della “Società Aquilana dei Concerti”, con un auditorium che ha accolto i grandi interpreti della musica classica. Menotti, con il suo “Festival” inizierà la programmazione dodici anni dopo. Non senza aver sbirciato l’occhio a quanto andava mostrando il capoluogo storico abruzzese.
Il presente, che si offre davanti ai nostri occhi, è, oggi, quello di una “Spoleto” dove permangono le due vitalità artistiche, ma con indirizzi diversi; nel 2022 in giugno il “Festival dei Due Mondi” e in settembre lo “Spoleto Art Festival 2022”. A L’Aquila, invece, proseguono le istituzioni musicali dell’Avvocato” che ora devono fare i conti con il mese di agosto” in cui il Giubileo di Celestino V è il magico momento per i grandi concerti musicali estivi. Il settore delle arti visive resta in sofferenza; non è solo trascurato; viene anche cancellato. Si pensi all’ingloriosa fine della “Collezione Pellicciotti” e al dimenticato “Museo Signorini Corsi”. Del “Museo Civico”, poi…. Il “Museo Archeologico dei Raccomandati” è in lunga attesa. Intanto, si inaugura la “Casa Museo della Perdonanza”. Museo tutto da scoprire con il tempo. Magari per la crescita demografica dell’imperante clientela politico-amministrativa.
La mostra “Spoleto Art Festival 2022”, continua a recitare la sua parte. Occupa meno spazi nel Chiostro rimesso a nuovo nel “Complesso Monumentale di San Nicolò”: nuove sale per conferenze, convegni, proiezioni cinematografiche, complessi musicali solisti, rappresentazione teatrali. Per il “Festival”, due ali del Chiostro, al primo piano, hanno accolto le opere di molti artisti che, nel corso dell’anno, si potevano anche incontrare nelle grandi rassegne organizzate a: Leonessa, Perugia, Assisi, Firenze, Rieti, Terni, Amelia, Posta, Monteleone di Spoleto, Orvieto.
Nello “Spoleto Art Festival 2022” sono state esposte nove opere di Tonino Di Roberto. Una era comparsa in “Leonessa” nella grande rassegna internazionale “L’Arte che illumina il Mondo”, ordinate da Massimo Bigioni (Presidente e Direttore Artistico) e Stefania Montori (Segretaria Marketing). Le opere aprono il carosello della creatività di quanti aderiscono’ a”Aion Arte e Cultura” e che, in parte, espongono nel “Chiostro di San Nicolò”. Oltre 200 sono le opere esposte e realizzate da 34 artisti fra i quali: Anna Sticco, Giuliano Bandieri, Valan (Antonio Valentini), Marisa Carmignani, Massimo e Maurizio Bigioni, Roland Ekstrom, Lucia De Carolis, Marina Calzolari, Paolo Pozzi.
Nell’appuntamento spoletino, la tematica di Tonino Di Roberto apre il variegato linguaggio poetico in mostra. Allo stesso tempo, offre una maggiore conoscenza su quanto muove l’artista nella sua “arte segnico-pittorica”. In verità, alcune specificità emotive richiamavano verso l’”Arte Povera” e l’”Arte Informale”. La prima per l’utilizzazione dei “supporti pittorici”, i cartoni delle cassette per frutta e verdura. L’ascendenza informale era implicita nel gesto grafico-pittorico. Poi: l’eco dei murales o dei ‘tatuaggi’ nelle decorazioni rituali (linee e forme policrome) delle antiche comunità umane.
Nelle opere a Spoleto, i volti umani tendono a lasciarsi alle spalle l’ardore grafico precedente a favore di una figurazione più critica e nella quale le “facce” sono delle maschere grottesche, delle caricature nella delirante società dei consumi.
Emidio Di Carlo, critico d’arte